A PROPOSITO DI MATTEO GARRONE…
Ossessioni
Il cinema di Matteo Garrone può anche essere letto, almeno da un certo punto in poi, come un cinema delle “ossessioni” e della “malattia” che portano i protagonisti fino alle estreme conseguenze della perdita di sè.
In Reality sono di scena il tarlo del Grande Fratello e il miraggio della celebrità a portata di mano senza fatica; in Gomorra, in chiave naturalmente più sociale, è la criminalità organizzata ad essere il cancro atavico del frammento di società rappresentato e dei suoi abitanti a cui è negata la possibilità di esserne immuni; mentre in Primo amore sono il desiderio del protagonista maschile e l’amore provato da lei che non pone difese a rientrare nell’ambito della patologia. È però L’imbalsamatore il film più “ossessivo” del regista romano, grazie alla rappresentazione dei torbidi sentimenti tra i due protagonisti e del plagio mentale che costituisce l’ossatura dell narrazione. Ambientato nel desolato litorale casertano, il film racconta di Peppino, imbalsamatore di grande talento con tendenze omosessuali mai dichiarate esplicitamente ma sempre più chiare nel corso del film, e del suo rapporto morboso con il giovane collaboratore Valerio. Peppino esercita nei confronti del giovane un crescente condizionamento che gradualmente arriva al plagio mentale e al controllo quasi totale dell’altro, fino all’invasione nella vita di Valerio, il quale, sempre più affascinato e sempre più impotente nei confronti delle influenze esercitate dal suo maestro, diventa quasi una sua proiezione. Il rapporto tra i due diventa totalizzante fino alle estreme tragiche conseguenze. Ispirato ad un reale fatto di cronaca, L’imbalsamatore è il punto di svolta del percorso di Garrone e la sua prima consacrazione. Accentuando caratteristiche già presenti in Estate romana, L’imbalsamatore segna infatti il passaggio dal verismo figlio della tradizione neorealista e vicino allo sguardo documentaristico degli esordi ad un iperealismo che si nutre di suggestioni prese dai generi cinematografici, attraversato da scorci metafisici e quasi onirici nelle atmosfere e negli ambienti – in questo caso l’ottimo utilizzo dei palazzoni abusivi del Villaggio Coppola fotografati come se si fosse in un quadro di De Chirico, oltre alla valenza del grigio nebbioso che accomuna il paesaggio campano con la campagna autunnale intorno a Cremona – e che trova l’oggetto di studio principale nelle psicologie e nelle ossessioni dei personaggi.
L’imbalsamatore [id., Italia 2002] REGIA Matteo Garrone.
CAST Ernesto Mahieux, Valerio Foglia Manzillo, Lina Bernardi.
SCENEGGIATURA Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Ugo Chiti. FOTOGRAFIA Marco Onorato. MUSICHE Banda Osiris.
Drammatico, durata 101 minuti.