Speciale 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
VENEZIA CLASSICI
Il divismo sessant’anni dopo
In un momento in cui il cinema sta ancora smaltendo i postumi del successo di The Artist, la visione di un film come Viale del tramonto di Billy Wilder arriva a rinfrescarci la memoria sulla versione “originale” dello stesso soggetto, trattato con impareggiabile grazia e maestria.
Pur restando in tema di divi del muto rimasti tagliati fuori dall’industria cinematografica con l’avvento del sonoro, i due film vi si approcciano in maniera diametralmente opposta. Mentre in The Artist si stupisce lo spettatore ricorrendo al “genere” muto e cercando di recuperare quella forza dei volti e dello sguardo tanto rivendicata da Norma Desmond, in Viale del tramonto sono proprio le parole a ricoprire un’importanza rilevante. Paradossalmente, infatti, è proprio la protagonista, con la sua voce, a mostrare e intensificare l’epicentro della pellicola, rinforzata anche dall’elemento biografico (totalmente assente nel film di Hazanavicius) che identifica in completa aderenza il personaggio con la sua interprete, Gloria Swanson, dallo sguardo calamitante e una capacità di svelare il suo alter ego cinematografico a dir poco stupefacente. Norma/Gloria trova corpo proprio nelle parole, acerrime nemiche del successo e della felicità delle due attrici, i cui sguardi si identificano tra loro e si deformano, fino a diventare quel primo piano quasi orrifico del finale del film, sequenza entrata a pieno titolo nella storia del cinema. Nel mausoleo di reliquie e mummie (viventi e non: il narratore stesso diventa un divo al momento della morte) che costituisce la casa della diva, l’unico appiglio alla realtà è insito nella figura di Max/Erich von Stroheim, anch’egli impiegato come fantoccio di se stesso. Come i grandi registi del cinema muto erano asserviti allo spirito divistico dell’industria cinematografica, così von Stroheim resta a servire la diva Norma, anche (e soprattutto) nel momento della sua decadenza; tutto questo avviene al contrario di quel che esperisce chi invece ha saputo reinventarsi nel cinema sonoro: per esempio Cecil de Mille che, seppur professionalmente legato a Gloria Swanson, è riuscito a sopravvivere alla grande selezione che l’avvento del sonoro ha comportato. Per quanto, insomma, si possa essere rimasti impressionati da The Artist, senza poter negare il significato che questo film assume in funzione del momento storico in cui è uscito, esso non può essere considerato più di un omaggio all’opera di Wilder, negando quindi ogni definizione del primo come un equivalente contemporaneo della storia di Norma Desmond.
Viale del tramonto [Sunset Boulevard, USA 1950] REGIA Billy Wilder.
CAST Gloria Swanson, William Holden, Erich von Stroheim, Nancy Olson, Jack Webb.
SCENEGGIATURA Billy Wilder, Charles Brackett. FOTOGRAFIA John F. Seitz. MUSICHE Franz Waxman.
Drammatico, durata 110 minuti.