Speciale 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
VENEZIA 69 – CONCORSO
Piccoli high schooler crescono
Il nuovo Johnny Depp o Leonardo Di Caprio. Punta in alto Ramin Bahrani per tracciare la traiettoria dell’astro nascente Zac Efron, mossosi finora a passo di danza nel fenomeno teen High School Musical, e voluto ad ogni costo dal regista di origine iraniana nel cast di At Any Price.
I maligni azzarderanno che la scelta sia ricaduta per la naturale predilezione dell’autore verso gli attori non professionisti, ma il film in concorso alla 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia abbandona la consueta poetica delle atmosfere intimiste per gridare contro i drammatici risvolti del sogno americano. Il personaggio di Efron, nonostante gli iniziali tentativi di ribellione, si omologa all’agghiacciante quadretto familiare tenuto insieme da logiche espansionistiche e dal desiderio di sopraffare il prossimo ad ogni costo, in una Nazione in cui a lavare la coscienza bastano una mano sulla Bibbia per recitare il Padre Nostro e l’altra sul petto durante l’esecuzione dell’inno. Nulla di nuovo dunque sul fronte della critica alla filosofia anti-loosers a stelle e strisce, è piuttosto l’ambientazione a stupire, ben distante dalla skyline di Manhattan e dai grattacieli ai cui piedi si muovono freneticamente centinaia di valigette 24 ore. Ci troviamo infatti nelle assolate distese agricole dello Iowa, dove i businessmen masticano tabacco, fanno affari con gli ogm e traggono profitto dalla vendita delle pepite di mais, sicura fonte di investimento ai tempi delle bolle speculative di una sempre più scricchiolante Wall Street. L’unica soluzione per mantenersi integri moralmente parrebbe la fuga, compiuta dal solo dei membri della famiglia Whipple rimasto puro proprio perché rifugiatosi sulla cima di una montagna in Argentina. C’è da chiedersi però se le comunità locali non insorgeranno accusando la pellicola di razzismo, un po’ come in Italia avviene per ogni opera girata da autori del nord, che si prendono la briga di trattare della questione meridionale pur essendo una realtà a loro sconosciuta.
In mezzo alle guerre di contee, alle lotte per gli appezzamenti di terreno e alle antiche rivalità dinastiche, Bahrani – nato e cresciuto nella Grande Mela – si sofferma sul senso di malessere radicato e diffuso presso la popolazione del Midwest, frustrata per non potere godere appieno del mito del successo, che da quelle parti è sì riuscito a penetrare, ma non ancora in dosi massicce.