Premio Internazionale alla Migliore Sceneggiatura Cinematografica, Gorizia, 19-28 luglio 2012
Il fascino del tempo
Il racconto di una notte di San Lorenzo, risalente alla liberazione della Toscana dai tedeschi ad opera degli americani, diventa poesia nell’opera dei fratelli Taviani, quest’anno insigniti del Premio all’Opera d’Autore da parte del Premio Sergio Amidei.
Il paesaggio e il gruppo sono i protagonisti di questa storia, uniti reciprocamente da un legame così stretto da farli compenetrare in più di un’occasione durante il film. Giocando sulle tonalità alternate del giorno e della notte, la narrazione si apre e si chiude quasi come una favola, accompagnata da musiche (di Nicola Piovani) che entrano ed escono sinuosamente dalla diegesi e che, nella maggior parte dei casi, rimangono ancorate alle tradizioni rurali, che spesso i Taviani non mancano di omaggiare.
In un momento storico in cui le parole “crisi” e “recessione” formano un ritornello quotidiano di cui la cultura è la prima a pagarne le conseguenze, un’iniziativa come quella del Premio Amidei, in collaborazione con la Cineteca Nazionale e Cinecittà-Istituto Luce, arriva come una boccata d’aria fresca a rinfrancare gli spiriti di cinefili ed appassionati. I tre sopracitati sono infatti i promotori della ristampa della pellicola di La notte di San Lorenzo, opera magistralmente costruita dai fratelli Taviani.
Assistendo alla prima proiezione di questa copia rinnovata, è inevitabile apprezzare, oltre all’indubbia qualità artistica dell’opera, anche la grana e il corpo quasi materico che le immagini acquisiscono sullo schermo proprio grazie al formato di proiezione. Se infatti qualcuno si chiedesse ancora quali siano le differenze tra i formati digitali e la pellicola e quale sia il plusvalore che quest’ultima offre allo spettatore, sarebbe auspicabile una visione della profondità dei colori e della brillantezza che le inquadrature regalano al pubblico per rendersi conto di quanto sia più diretto il rapporto tra lo schermo e gli astanti. Il caso del film dei Taviani è la dimostrazione inoltre che il tempo, spesso considerato nemico di documenti materiali quali carta, pellicola e simili, può essere sfruttato a favore della pellicola, eliminando gli effetti negativi che esso provoca sul materiale e sottolineando invece il fascino che dona agli oggetti su cui si posa.
I colori, visivi e musicali, tornano a brillare e riacquistano una corposità a dir poco sorprendente considerando i decenni che ci dividono dalla realizzazione del film, che, quando proiettato sul grande schermo sembra avvicinarsi ancora di più agli spettatori.