Biancaneve nella Terra di Mezzo
Nel deserto della programmazione estiva italiana, gli schermi di buona parte delle (poche) sale rimaste aperte si riempiono con i kolossal delle superproduzioni hollywoodiane. Peggio, alcuni tra i titoli più attesi dell’estate americana come The Dark Knight Rises e Prometheus arriveranno in Italia a settembre con mesi di ritardo rispetto alla loro uscita mondiale, abbandonandoci davanti a un panorama desolato, mentre Biancaneve combatte con Spider-Man per la supremazia del mese di luglio, in attesa dei vari horror di serie b che si contenderanno agosto.
Ma veniamo al nostro film. Il primo consiglio sarebbe quello di rivedere il capolavoro di Walt Disney, ma non prima della visione come ho fatto io, bensì dopo, per riconciliarsi con l’incantevole protagonista del primo lungometraggio animato e nutrirsi ancora una volta della bellezza e poesia dei disegni, della simpatia dei nani, della cattiveria della regina, della dolcezza della ragazza dalle labbra rosse come il sangue, dimenticando i moderni rifacimenti (ricordiamo anche Biancaneve con Julia Roberts uscito ad aprile). Inutile dire che Biancaneve e il cacciatore non ha nulla in comune con il film d’animazione, né tantomeno con la fiaba dei fratelli Grimm. La rilettura di Rupert Sanders, regista esordiente ma veterano di video e spot (ahimè quanto si vede), è improntata su toni dark e atmosfere gotiche, su una Regina alla guida di forze demoniache e su una Biancaneve combattiva e coraggiosa capace di guidare, armatura indosso, un esercito di muscolosi cavalieri. Ora, al di là di storie, riletture e atmosfere gotiche che hanno ormai stancato tutti tranne Tim Burton, è la palese ispirazione a Il Signore degli Anelli a risultare ancora più inquietante: sia con continui rimandi visivi – tra gli altri, Biancaneve/Arwen che fugge su un cavallo bianco inseguita da spettrali cavalieri neri – sia nei personaggi, dal mostruoso Troll ai poveri Sette Nani, cugini sbiaditi di Gimli, che sembrano aver sbagliato film. Come se non bastasse, il cacciatore Chris “Thor” Hemsworth pensa di essere Aragorn recitando con una tale enfasi che finisce per sfociare nel ridicolo (e qualche risata serpeggia in sala, anche in momenti che vorrebbero essere drammatici). Charlize Theron è Ravenna, regina misandrica e ossessionata dalla bellezza, così isterica e capricciosa da essere la coerente prosecuzione della Mavis Gary di Young Adult, mentre Kristen Stewart è una Biancaneve credibile come principessa in fuga ma, quando imprigionata nel castello si conforta recitando il Padre Nostro (unico incomprensibile rimando al reale in un universo totalmente fantasy) o mentre incita i soldati alla battaglia, sconfina suo malgrado nel grottesco. Nota positiva: un happy end meno zuccheroso del previsto, ma ovviamente non basta.