14° Far East Film Festival, 20 – 28 aprile 2012, Udine
To be continued!
Fin dalle sue prime e memorabili edizioni, il Far East si è forgiato del titolo di festival pop(olare). Una definizione che racchiude in sé la volontà di farsi vetrina ampia e onnicomprensiva, capace di giocare con l’alto e con il basso e di rifiutare qualunque categorizzazione, qualunque inquadramento.
Ma se di manifestazione popolare si tratta, significa che inevitabilmente c’è bisogno di un popolo a cui rivolgersi. Il pubblico – che ha contribuito a rendere la kermesse di Udine un evento di massa – è al centro di tutto, e viene chiamato ad un ruolo attivo e consapevole. Senza spettatori (lo zoccolo duro di cui parlammo nell’articolo datato 23 aprile, così come l’avventore occasionale che per una sera decide di gettarsi nella mischia) il Far East Film Festival non sopravvive. E l’ultimo estremo atto di considerazione nei confronti di chi guarda, partecipa e assiste è la scelta dei vincitori. La giuria siamo noi, senza mezzi termini. Il trionfatore di questa 14a annata si chiama Silenced, è un’opera coreana del 2011 e affronta una tematica scomodissima: gli abusi e le violenze subite in una scuola per non udenti da parte di un gruppo di allievi, tormentati e picchiati dai loro insegnanti. Il dramma girato da Hwang Dong-hyuk evita di esibire lo strazio e lo richiama continuamente alle nostre menti costruendo una magistrale e dettagliata sceneggiatura che turba, ferisce e sconcerta. Per questo, la vittoria totale di Silenced (che sbanca sia Audience Award che Black Dragon Award) stupisce ancor di più: perché ha saputo unire il giudizio di diverse fasce di osservatori, coinvolte da un fatto realmente accaduto in Corea. Ha vinto il migliore, il film visivamente e contenutisticamente una spanna sopra agli altri. Ma più di ogni altra cosa ha vinto il Far East, con una selezione di qualità elevatissima, la migliore da cinque anni a questa parte (ovvero dall’edizione numero 9, quella di After this our Exile, The Host, No Mercy for the Rude e Memories of Matsuko). Oltre all’indiscusso vincitore – e dopo una partenza in sordina di cui già abbiamo scritto – il calendario 2012 ha disegnato un quadro ampio e sfaccettato: dal war drama The Front Line (terzo posto) allo spettacolare hongkongese The Great Magician, dalla bizzarra comedy nipponica The Woodsman and the Rain al road movie cinese One Mile Above (secondo posto), fino al cortometraggio capolavoro di Hiroki Ryuichi, The Future for Children in Fukushima. Pur senza dati ufficiali alla mano, la sensazione è che l’indispensabile pubblico abbia risposto in modo entusiasta e massiccio al programma proposto. E speriamo davvero non sia solo una nostra impressione “di parte”. Perché mettere in discussione il Far East Film Festival significa dubitare della necessità stessa della Cultura. E “in tempi di crisi” non solo della cultura non si può fare a meno, ma diventa uno strumento indispensabile.