Eclettismo visionario
Archeology è una preziosa antologia che racchiude un sacco di cose prodotte da Stefano Zattera negli ultimi 30 anni di attività. Sono strisce, illustrazioni o brevi racconti rimasti inediti o pubblicati su riviste, che aiutano a comprendere ancora meglio l’autore Zattera, di sicuro uno dei più importanti nel panorama del fumetto underground italiano.
Dentro troviamo lavori come Pinocchio, una rivisitazione del mitico personaggio di Collodi, che come sostiene lo stesso Zattera “è stato forse il progetto su cui ho ragionato, sperimentato, prodotto schizzi e scritto idee, più di qualsiasi altro mio personaggio”.
Ciò si nota ad esempio nella storia “Bugie”, dove Pinocchio appare nella sua natura più punk e sovversiva, citando con spirito creativo il Ranxerox di Tamburini e Liberatore. La forza di questo personaggio si manifesta attraverso il suo modo cinico di esprimere un mondo interiore forse a tratti demagogico, ma fantasticamente in grado di colpire nel segno, sia sul piano della critica politica sia su quello della critica storico culturale. Lo spazio poi dedicato a una dimensione puramente surreale non è scontato e visivamente riesce ad affascinare e a colpire lo sguardo per mezzo di forme e colori metaforicamente cinici e immorali. Altri lavori interessanti sono cose come Il cranio dell’impiegato e Superburocrate. Il difensore del cavillo dove si tenta di mettere in scena da un lato la difficoltà a comprendere il proprio ruolo e a riuscire a gestirlo da parte di chi è funzionario dell’apparato della cosa pubblica, dall’altro l’impossibilità del cittadino e dell’uomo comune di ottenere giustizia e riconoscimenti da un Sistema che appare troppe volte intricato e impossibile da controllare.
La spinta che Zattera imprime a questi lavori non è solo generata dall’ironia e dalla sardonia applicate alle brevi storie e alle vicende che i personaggi devono affrontare, ma anche dallo stile eclettico che mostra come ci si trovi di fronte a un artista che sa bene intercettare le necessità narrative e formali dei vari generi e dei vari contenuti comunicativi con i quali ogni volta si trova ad aver a che fare: “Mi accorgo di essere molto più indulgente con me stesso adesso di quanto non lo fossi all’epoca, quando volevo trovare a tutti i costi il mio stile. Solo ora mi rendo conto che la mia peculiarità è proprio quella di non fermarmi su segni perfetti, ma di cercare sempre nuovi linguaggi grafici adeguati all’idea”.
Così appunto Zattera definisce la sua estetica e il suo modo di approcciarsi al disegno. Un disegno che, in questa in parte disordinata, ma preziosa antologia – tra cose ottime, cose buone e cose meno buone – mostra l’artista anche nella sua dimensione di ricerca e sperimentazione, con l’intento di fissare nelle nostre menti – una volta per tutte – il lavoro visionario di uno dei più eclettici fumettisti della storia del fumetto italiano.