Gli oggetti non identificati sulla Terra
Peter, un uomo affetto da nanismo, vive una vita completamente isolata e incentrata sul suo odio verso tutto e tutti; questo è ancor più esacerbato dalla pandemia COVID-19. È con una mascherina calata sul viso e una buona dose di furia che incontra per la prima volta la sua vicina di casa, la sex worker Winona (Sarah Hay, nominata a un Golden Globe per la ministerie Flesh and Bone) che, frizzante e piena di ottimismo, è il suo totale opposto.
Winona lo convince a intraprendere con lei un viaggio in auto da New York fino a una destinazione remota in Canada; è lì che gli alieni la verranno a prendere (ma scoprire come e perché è parte dell’avventura).
Ovviamente il viaggio non sarà senza imprevisti e colpi di scena: la struttura del film è pur sempre quella di una road trip, per quanto sui generis. Ci sono gli incontri casuali – dagli appassionati di funghi allucinogeni alle cosplayer che caricano la batteria dell’auto – e c’è anche una spolveratina di illegalità. Ma è forse proprio il formato tradizionale alla base del film, una struttura familiare per lo spettatore, a dare modo a Juan Felipe Zuleta (regista al suo primo lungometraggio) di concentrarsi su altro. L’ovvio arco in cui i due scoprono lentamente come convivere e volersi bene mentre macinano chilometri è il fondo per riflessioni molto più complicate sull’esistere nel mondo moderno quando si è persone fuori dagli schemi. Gli “oggetti non identificati” del titolo sono sì gli alieni che insegue Winona, ma sono anche palesemente i nostri protagonisti: persone lasciate ai margini della società, il cui aspetto fisico, orientamento sessuale, scelte di vita non sono conformi. È su questi aspetti che il film mette la maggior parte del suo carico emozionale. Unidentified Objects si regge sulla tensione tra la visione fantastica e ottimista della vita di Winona, e il cinismo nichilista di Peter (Matthew August Jeffers, già visto nella serie TV New Amsterdam) che si rifiuta di vedere il positivo anche dove è palese; un personaggio abrasivo che si meriterebbe uno sberlone più di una volta.
Allo stesso modo, la svampita Winona con i suoi messaggi subliminali ricevuti dagli alieni è il ritratto della persona inaffidabile (o forse completamente fuori di testa), che con la gentilezza e testardaggine fa venire voglia di crederle persino al suo insopportabile compagno di viaggio. Ma anche lei ha i suoi lati oscuri.
Juan Felipe Zuleta fa un lavoro eccellente nell’intrecciare gli elementi drammatici e “bui” del film – depressione, disabilità, esclusione – con un tono da commedia nera, abbracciando entrambi parimenti e dando spazio tanto alle risate quanto alla riflessione. Cammina in punta di piedi sull’orlo tra realismo e fantascienza, ma anche tra road movie e dramma introspettivo. Suggerisce che forse sarebbe meglio farsi rapire dagli alieni, ma possiamo provare a esistere fuori dalle regole anche sulla terra.