L’ambiguità e il desiderio, il noir e il mélo
Vincitore del premio per la regia al 75° festival di Cannes, Decision to Leave è un film con cui l’autore sud coreano Park Chan-wook coniuga riflessioni sull’attrazione e sulla percezione del reale unendo il noir e il mélo.
Tutto ciò raccontando la storia di Hae-jun, un detective di Busan che sta indagando sulle cause della morte di un ufficiale dell’emigrazione in pensione. Il protagonista sospetta che l’uomo sia stato ucciso dalla moglie Seo-rae, donna della quale l’investigatore s’innamora durante le ricerche.
Una vicenda, quella appena descritta, che contiene i principali elementi narrativi di entrambi i generi (l’intrigo poliziesco e la femme fatale del noir, l’amore impossibile del mélo) e che si sviluppa nel segno dell’ambiguità e del desiderio, i due temi portanti dell’opera. Da un lato, la sceneggiatura punta su una trama intricata dove alcuni snodi restano volutamente irrisolti e in cui i personaggi si muovono anche sulla base di possibili fraintendimenti e incomprensioni, in buona parte causati dalla differenza culturale e linguistica tra i due protagonisti (lui è coreano, lei è cinese), mostrando così una realtà ambigua e sfaccettata, dove si è spesso costretti a mettere in discussione ciò che si credeva di aver capito e intuito. Un’assenza di oggettività e di punti fermi che viene ben sottolineata e attualizzata all’era digitale dai numerosi specchi, display e dispositivi elettronici inquadrati dal regista, oggetti che amplificano l’immagine e la realtà vissuta dai personaggi, sempre doppia e variamente interpretabile. Dall’altro, invece, il film cerca d’immergere lo spettatore nel desiderio che Hae-jun prova per la sospettata restituendo tramite un montaggio ellittico e una regia al tempo stesso elegante e frammentata – composta tanto da inquadrature aeree quanto da fluide carrellate – la soggettività spesso confusa e irrazionale dell’uomo. E se l’ambiguità è un tema tipicamente noir, il desiderio è un elemento che accomuna entrambi i generi, in quanto è un sentimento che muove sia le love story di molti mélo sia le azioni dei protagonisti di diversi noir.
Non è un caso, quindi, che nella storia del cinema i due generi siano stati talvolta uniti, basti pensare a Femmina folle di John M. Stahl, dove la protagonista agisce in un mix di gelosia, pazzia e passionalità. Ma con Decision to Leave Park Chan-wook va persino oltre e fonde i due generi, come dimostra il fatto che qui il desiderio si sviluppi anche tramite le indagini: le foto utili alle investigazioni diventano un ricordo affettivo; i discorsi polizieschi possono essere interpretati come dichiarazioni d’amore; le intercettazioni e le postazioni sotto casa della donna diventano frammenti di un discorso amoroso, oltreché un mezzo con cui il protagonista s’invaghisce sempre di più della sospettata, in una dimensione voyeuristica che ricorda da vicino il cinema di Alfred Hitchcock. In quest’opera, dunque, non solo i confini tra i due generi vengono praticamente dissolti, ma si può anzi affermare che qui il noir alimenti il mélo poiché è proprio tramite l’intrigo poliziesco che nasce la forte attrazione di Hae-jun per Seo-rae, un sentimento che fino all’ultimo non si sa se e quanto sia corrisposto dalla donna.
Tutto ciò in un film complesso e stratificato, ricco di simboli e di idee registiche, che unisce il pastiche di generi e il gusto, diffuso in molto cinema coreano contemporaneo, per i colpi di scena a riflessioni più profonde sull’amore, sul desiderio e sull’ambiguità del reale nell’era digitale. Insomma, un mix perfetto tra cinema di genere e cinema d’autore.