Sensualità zingaresca
Gina Lollobrigida nella sua nutrita e variegata carriera di attrice cinematografica, oltre ad essere stata diretta dai massimi cineasti italiani, ha lavorato sia in America che in Francia, come è accaduto spesso a dive del suo calibro.
Se si va a scandagliare minuziosamente la sua filmografia salta all’occhio un titolo come Notre-Dame de Paris, un film bistrattato e frettolosamente liquidato come un’operazione mediocre, ma in realtà da rivalutare proprio perché brilla, soprattutto, grazie alla radiosa interpretazione della Lollo nel ruolo della zingara Esmeralda.
Quella di Jean Delannoy è una delle tante versioni cinematografiche tratte dall’immortale romanzo di Victor Hugo (caposaldo del romanticismo letterario francese), e sicuramente non la più riuscita dal punto di vista della complessiva resa filmica. Si tratta di una coproduzione tra Francia e Italia, girata in Eastmancolor e in formato Cinemascope, sceneggiata tra gli altri dal poeta Jacques Prévert e distribuita da Titanus, e non possiede né la dimensione orrorifica della versione muta del 1923, né tanto meno la potenza plastico-figurativa presente nel capolavoro di William Dieterle del 1939. Delannoy non è mai stato un maestro e questa sua versione del dramma di Hugo non è di certo il suo risultato migliore (gli è superiore ad esempio il polar Il più grande colpo del secolo, 1967), e la forza luminescente che sprigiona proviene sostanzialmente dalle qualità fotogeniche di Gina Lollobrigida, la quale grazie alla sua sensuale presenza trasfigura certe ingenuità decorative del prodotto. L’Esmeralda della Lollo contiene le tre qualità tomiste del bello: proportio, integritas e claritas (proporzione, integrità e chiarezza), che avvalorate dai cromatismi dell’Esatmancolor illuminano una Parigi tetra, depositaria di superstizioni e malignità. La zingara della Lollobrigida si impone come autentica protagonista del film, adombrando persino il Quasimodo di Anthony Quinn che non riesce ad eguagliare né la mostruosità di Lon Chaney né la tragica follia della magistrale interpretazione di Charles Laughton. L’Esmeralda di Gina è una creatura fiera e indomita che richiama la bersagliera di Pane, amore e fantasia (1953) e Pane, amore e gelosia (1954), specie mentre danza a piedi nudi davanti alla cattedrale.
Gina, attraverso personaggi come la bersagliera ed Esmeralda, ha incarnato una femminilità selvaggia e seducente, passando dal bianconero di matrice (neo)realista alla trasfigurazione spettacolare del technicolor che ha esaltato la carnalità della sua figura. In Notre-Dame de Paris la si vede impegnata nella diatriba tra sacro e profano, desiderio e mortificazione, condotta da Claude Frollo, interpretato da un fin troppo controllato Alain Cuny.
Il finale melodrammatico, filologicamente vicino al testo di Hugo, insieme all’interpretazione della Lollo riscatta un film a tratti un po’ troppo illustrativo.