Tre comici vanno a nozze
Il più popolare trio comico italiano degli ultimi 20 anni sembrava prossimo alla fine dopo il disastroso Fuga dal Reuma Park (2016), opera testamentaria talmente povera e sciatta da sembrare una sorta di frettoloso assemblaggio di vecchi e nuovi sketch inseriti in una labilissima struttura narrativa, ma con Odio l’estate (2020) Aldo, Giovanni e Giacomo sembrano aver ritrovato l’alchimia di un tempo.
Il grande giorno (2022) è la conferma di questa rinascita cinematografica e uno dei motivi principali è il ritorno del sodalizio artistico con Massimo Venier, regista del loro folgorante esordio cinematografico Tre uomini e una gamba (1997).
Venier conosce bene i tempi comici dei tre artisti e sa incastrarli a perfezione nella commedia, genere di cui misura abilmente i ritmi e i respiri in una giusta alternanza di umorismo e malinconia, preferendo talvolta il sorriso alla risata coatta. Venier è sicuramente il miglior regista di Aldo, Giovanni e Giacomo e con loro ha quasi sempre portato avanti una filmografia coerente e compatta sia sul piano stilistico che su quello dei contenuti. Tolti gli ambiziosi e irrisolti Così è la vita (1998) e La leggenda di Al, John e Jack (2002), i film del trio diretti da Venier sono un inno alla vita e all’amicizia e non temono di accarezzare le corde del dramma sentimentale perché questo viene precisamente inserito e metabolizzato dal corpus della commedia umana. Chiedimi se sono felice (2000) resta ad oggi il loro esito migliore, ma anche Tu la conosci Claudia? (2004) è tutt’altro che disprezzabile. Il grande giorno impiega uno dei topos del comico e della commedia ovvero il matrimonio, per trarne un racconto corale che oscilla tra comicità fisica e commedia amara con alcune situazioni e personaggi che richiamano persino una certa commedia popolare francese (su tutti lo straordinario prete di campagna che racconta l’intera storia in voce off).
I tempi di Mai dire gol e dello sketch sono finiti da un pezzo; Aldo, Giovanni e Giacomo ne sono consapevoli e riescono ad allargare i loro orizzonti umoristici a una commedia dal respiro polifonico in cui tutti i personaggi hanno un ruolo attanziale determinante ai fini della narrazione, pur preservando ognuno di loro le proprie caratteristiche comiche che ne hanno fatto tre maschere da commedia metropolitana.
Il grande giorno è imparentato a Tre uomini e una gamba dal tema del matrimonio: se nel film del 1997 il viaggio intrapreso dai tre aveva come obbiettivo lo sposalizio di Giacomo, qui la mission del racconto è l’unione di suo figlio con la figlia dell’amico Giovanni, mentre Aldo è come sempre il portatore di caos, un corpo esagitato e slapstick che rischia di capovolgere, come in una farsa degli equivoci, il matrimonio organizzato dai due. Anche Il grande giorno si conferma una commedia umana che fa trionfare l’amicizia e la voglia di vivere, in cui la musica di Brunori Sas (una riconferma dopo Odio l’estate) ha la medesima funzione delle colonne sonore firmate da Samuele Bersani e da Andrea Guerra nei precedenti film di Venier, un inno dolceamaro che scorre nelle vene dei tre clown metropolitani, i quali hanno finalmente ritrovato sé stessi e il loro cinema.