Bobby ti presento Aaron
Ogni tanto anche nel cinema hollywoodiano arriva qualche piccola novità. Certo, sarebbe impossibile immaginare oggi una new Hollywood, un rinnovamento tanto radicale nell’epoca delle quote, come quelle richieste dal cinema mainstream americano per partecipare alla notte degli Oscar. Eppure… eppure una piccola innovazione dell’ultima stagione cinematografica è Bros di Nicholas Stoller.
Un timido passo avanti, che arriva anche in ritardo, ma certamente da apprezzare. Perché? Perché Bros è la prima rom-com gay prodotta da Hollywood. Al centro della storia c’è Bobby Lieber, interpretato dal comedian Billy Eichner anche co-sceneggiatore, che cesella un personaggio in assonanza col suo vero nome.
Bobby è un leader della comunità gay di Manhattan, conduttore del programma radio “L’undicesimo mattone di Stonewall”: è un intellettuale molto acuto e single, naturalmente, per scelta. Una sera in discoteca incontra il palestrato Aaron (Luke MacFarlane) e l’attrazione è quasi immediata. Molto meno, come inevitabile, la costruzione di una vera storia d’amore: del resto gli stereotipi della comunità LGBTQ+ sono difficili da superare, al tempo di Grindr, nella dittatura di una notte e via e dei rapporti aperti, con l’allergia endemica all’impegno. Il regista Nicholas Stoller si muove su questo terreno. Come sa fare. Ex allievo di Judd Apatow, è ormai un nome chiave della commedia sentimentale americana (basti rivedere lo splendido The Five-Year Engagment del 2012), e soprattutto si propone di tenerla in vita oggi, non usando il respiratore su un genere moribondo, bensì riscrivendolo nel nostro contemporaneo. Ecco allora la rilettura omosessuale, che si trasforma in una sorta di C’è posta per te al tempo di WhatsApp: un prendersi e lasciarsi; un reciproco avvicinarsi e fuggire che diviene metafora delle difficoltà nello sbocciare di un amore. Attenzione però: Bros non è un film che omaggia acriticamente la comunità gay, anzi vi si muove dentro e la mette in parodia attraverso la forza dell’ironia. La commedia si mostra piena di affetto e rispetto per i personaggi che va rappresentando, ma ne inscena anche i difetti: il principale è il rischio di autocommiserazione di un’intera cultura, che va in cerca di idoli mediatici come Debra Messing e di reclute improbabili come Abraham Lincoln, di cui si sostiene fosse bisessuale. Insomma, se l’omofobia resta uno dei grandi mali del Millennio, anche alcune fissazioni del mondo LGBTQ+ fanno molto ridere. Qui sta l’aspetto politico.
Il film poi conduce il gioco con squisita ironia che poggia su tempi comici perfetti: sappiamo già che la meta sarà il vero amore, ma per raggiungerla dobbiamo passare – per esempio – dal rapporto sessuale in cui il muscoloso Aaron si eccita solo se schiaffeggiato, fingendo una rissa che sfiora il masochismo. E poi c’è l’inchino riverente verso i classici immortali: Bros cita Harry ti presento Sally nella notte di Capodanno, con Billy Eichner che rifà la scena nella parte di Billy Crystal. Una commedia popolare, ma non populista. Chissà che domani non venga ricordata come un piccolo punto di svolta.