Realismo programmatico
È uscito da poco per Coconino Press Ascolta, bellissima Márcia, ultima fatica di Marcello Quintanilha, vincitore del Fauve d’or per il miglior album al Festival di Angoulême 2022. Un lavoro che parla attraverso un linguaggio diretto, che osserva la realtà delle favelas, che vede il dramma e lo subisce, consapevole però di quanto sia importante intravedere sempre anche un raggio di sole che dia speranza.
Quintanilha dialoga con noi mentre disegna alcuni dei suoi personaggi, raccontandoci come nasce questa sua ultima opera:
“La storia che si racconta in Ascolta, bellissima Márcia è la storia di una donna di mezza età che deve prendere una decisione difficilissima per salvare sua figlia e che la costringerà a mettere in discussione il suo ruolo di madre. Era una storia complicata, che per molti anni non sono mai riuscito a mettere nero su bianco. Non riuscivo a decidere i ruoli dei personaggi né il filo conduttore. Poi un giorno, all’improvviso, ho capito come dovevo impostarla ed è stato tutto più semplice. Mi baso molto su ciò che mi circonda e sul mondo reale e quindi gli stimoli spesso vengono da quel contesto. Ho un’amica che si chiama proprio Márcia e tutte le volte che la vedevo non riuscivo a non farmi venire in mente la canzone Escuta, Formosa Márcia. A quel punto le cose sono andate a posto da sole e tutto è arrivato in un modo molto istintivo. Tra l’altro il mio processo creativo non è un processo così definito e sempre uguale, in questo caso ad esempio ho cominciato direttamente a disegnare prima e a definire la sceneggiatura successivamente”.
Una storia dunque intensa, ricca di spunti anche per delineare la condizione sociale e culturale del popolo brasiliano. Un racconto che prova a definire anche il contesto politico rendendosi così specchio dell’attualità. In questa direzione Marcello Quintanilha si esprime anche sul Brasile di oggi: “È un paese complesso, la situazione è veramente molto particolare e ci sono alcune questioni su cui vorrei soffermarmi. La prima è il mio pensiero sulle elezioni del 2002 in cui vinse Lula e ci fu un cambio di direzione sia politico che sociale: il Brasile, prima di quelle elezioni, era sempre stato amministrato dalla destra. La loro forza risiedeva proprio nel fatto di aver avuto sempre il potere, creando quindi facilmente un sistema nel quale si proponevano al popolo continuamente soluzioni facili per problemi in realtà estremamente complicati. Adesso, con il risultato di queste ultime elezioni, c’è di nuovo un cambiamento, però ora la cosa importante è che le forze democratiche siano riuscite a fare un fronte comune ancora più ampio rispetto al passato, componendo un progetto che provi ad affrontare in modo organico gli errori commessi dal precedente governo di destra. Penso che questo sia solo l’inizio di ciò che ci attende: c’è molto da mettere a posto, c’è molto da lavorare, ma credo che stiamo andando finalmente nella direzione giusta”.
E un paese come il Brasile deve affrontare le sue complessità tenendo conto anche dei suoi abitanti e in Ascolta, bellissima Márcia c’è uno sguardo lucido sulle loro vite. “Io non so come debba essere un brasiliano o una brasiliana” – prosegue Quintanilha – “non voglio chiudere in una gabbia l’idea di cosa noi siamo. Il fatto è che la diversità e la contaminazione stanno alla base della nostra società, e tendenzialmente cerco di raccontare anche quello che riesco a rielaborare tramite la mia esperienza diretta. Ma non credo che ci voglia una grande familiarità con il Brasile per comprendere perché i personaggi delle mie storie si comportano nel modo in cui si comportano. Loro sono immersi nel contesto sociale brasiliano, ma alla fine, nei loro atteggiamenti risolutori, sono fondamentalmente esseri umani che mostrano una dimensione emotiva e sentimentale essenzialmente universale”. In definitiva, il mondo che viene rappresentato ha molto a che fare sia con problemi locali che globali ed è perciò come se l’autore volesse porre di conseguenza l’attenzione su una dimensione glocale.
Quintanilha crede inoltre che si debba scrivere i propri personaggi provando a immaginarli sempre nella realtà: “In Brasile noi abbiamo una tradizione in letteratura molto importante, legata appunto al realismo. Quello che mi prefiggo è quindi di ricercare una profondità in questo senso, studiando dialoghi colloquiali, dando sfumature che connotino un modo di vivere che trasmetta il senso della quotidianità e via dicendo. È una cosa molto difficile da realizzare, quindi provo a immaginarmi le voci dei personaggi, avvicinandole a quelle che magari sento per strada tutti i giorni, in modo da rendere quel realismo il più effettivo possibile”.
In Ascolta, bellissima Márcia c’è anche un notevole lavoro sulla forma. In particolare sono i colori a essere lo strumento principale per comunicare ed esprimere ulteriori concetti: “Per quanto riguarda i colori essi naturalmente non corrispondono a quello che è il mondo reale. Lo vedi nel modo in cui sono le pelli dei personaggi, lo vedi nel cielo che cambia spesso molti colori e in altri dettagli”. Quintanilha è naturalmente consapevole che nella forma ci sia anche il contenuto e dunque ne tiene, come è giusto che sia, di conto: “Volevo che nella parte formale ci fosse una sorta di disconnessione dalla realtà per comunicare il senso di smarrimento che in questo periodo storico stiamo purtroppo affrontando e in cui i governi sovranisti stanno evidentemente sguazzando. La distorsione si produce poi anche nel contesto dell’informazione: le fake news e tutto ciò che va contro la verità. Il colore è quindi essenzialmente una metafora per parlare di tutto questo”.
Ultimo aspetto decisivo, quando qualcuno parla di Brasile, quando vuole raccontare una storia che rappresenti una delle facce vere del Brasile, deve parlare della popolazione meno abbiente: “Io parlo di quello che è lo strato sociale più espressivo e allo stesso tempo meno omologato: la classe operaia, la classe lavoratrice, o comunque sia la classe medio-bassa, coloro che vivono nella cosiddetta economia informale. Credo di riuscire a rappresentarlo bene perché l’ho vissuto tutto intorno a me. Insomma, ritengo sia decisivo comprendere la complessità della società in cui viviamo e penso che per me sia la cosa veramente più importante”.