So You Want to Be a Rock’n’Roll Star? (The Byrds)
Pleasure. Per motivi di SEO lo scrivo subito, a inizio recensione, ma ci arriverò con calma.
Non so cosa sta succedendo quest’anno, tra la sagra dell’aria fritta e il revival delle vecchie e stanche narrazioni. Tra David Cronenberg con il suo buco nell’acqua (chi vi dice il contrario mente sapendo di mentire) e l’opera prima di Ninja Thyberg (che è del 2021 ma è esploso “grazie” a MUBI quest’anno) ci si sloga quasi la mascella a suon di sbadigli. Non voglio fare una recensione che parli di me e del mio approccio a un’opera del genere ma neanche troppo di questo film – anche se è quel tipo di recensione che devi saper fare e io credo di esserne capace.
Bella Cherry (Sofia Kappel) arriva a Los Angeles dalla Svezia per diventare una diva dell’industria pornografica – e già in epoca di Onlyfans è un incipit che richiede una atroce e brutale sospensione di incredulità – scoprendo che quello americano è il solito sogno che poi mostra i denti come gli abitanti di Dogville.
Bella vuole diventare una delle ragazze di Spiegler, l’equivalente porno della Elite model management, non paga dei modesti ma dignitosi lavori della sua agenzia, vuole il massimo come Anne Baxter in Eva contro Eva, soprattutto per l’ossessione nei confronti di Ava Rhoades (Evelyn Claire): la Laurence Olivier del porno, tanto bella quanto distante umanamente e professionalmente. Per arrivare al Walhalla, Bella deve superare diverse tappe di una personale via crucis che richiedono dei social più pingui di followers e, soprattutto, contenuti estremi in una escalation di violenza fisica e psicologica. Inutile raccontare oltre non sono perché non amo fare spoiler ma perché si sa da subito dove il film andrà a parare. Non so se l’intenzione di Ninja Thyberg (classe ’84) fosse un film di denuncia contro il porno. Contro la spettacolarizzazione della violenza e l’esibizionismo? Un manifesto femminista à la Casa di bambola ma scritto male? Di sicuro, da quando abbiamo sdoganato i video di prolassi anali, Pleasure risulta un film debole, soprattutto perché la regista è della mia stessa generazione ossia quella raccontata in Kids (Larry Clark), che non si impressiona facilmente perché cresciuta a pane e siti come Rotten o con i primi revenge porn trovati su eMule, con una connessione così lenta, ma così lenta, che dovevi consumare litri di vasellina prima di poterti tirare una poderosa s…ops.
Il personaggio più interessante è quello di Ava che a volere essere estremamente gentili potrebbe ricordare il soldato senza nome che, tornato dal Vietnam, si ferma al matrimonio di Steven ne Il cacciatore di Cimino. Parla poco, è scontrosa, quasi sadica, ma è fondamentalmente deprivata di qualsiasi senso come solo l’alienazione di una meccanicità sempre uguale può arrivare a fare su un essere umano. Una operaia nella fabbrica del porno.
Era un’altra epoca del mondo in cui, forse, Pleasure avrebbe potuto fare riflettere. In certi momenti, quelli più ‘alti’, ho addirittura pensato (ma stavo sovra-interpretando) fosse un j’accuse sulla metastasi del patriarcato nella finta società progressista di oggi, verso la sessualità che puoi trovare con partner casuali su Tinder o con una persona che si frequenta; d’altronde nei film porno (almeno quelli soft) girati da Bella non ho trovato molte differenze rispetto a un mio appuntamento tipo (come di altre donne) in questi anni di pandemia. Quando la quotidianità dei giovanissimi è pornografica, quando le tue giornate sono volenti o nolenti fatte di cazzi in chat, gente che ti prende dal collo al primo appuntamento e tutto il rosario che i nostri impavidi uomini hanno scambiato per erotismo o sesso fatto bene, come fa a scandalizzarti Pleasure? Come si fa a non vederlo come una piccola opera pretenziosa e noiosa quanto una replica di Forum? Il sesso è diventato noioso, è diventato porno, ma il porno era quello di Salieri e Concetta Licata, forse, non me ne sono mai interessata troppo.
L’arte non è quella di una volta, neanche i prodotti commerciali dalla musica al cinema sono quelli di una volta. Solo la merda ha lo stesso odore. Per ora.