Le verità nascoste tra le onde
Dopo aver vissuto per molti anni in Germania, Ahmad fa ritorno in Iran e i suoi vecchi compagni di università colgono l’occasione per organizzare una rimpatriata in una villa sul Mar Caspio. La vitale Sepideh, all’insaputa degli altri, decide di invitare Elly, l’insegnante di sua figlia, per presentarla ad Ahmad che, reduce da un divorzio, non disdegnerebbe l’ipotesi di mettere su casa con una donna iraniana. Pertanto gli amici, capita la situazione, dedicano alla ragazza mille attenzioni e non fanno altro che lodare platealmente le sue qualità. Ma all’improvviso, dopo un incidente, Elly scompare nel nulla.
Il cinema di Asghar Farhadi è delineato da un’anima fortemente caratterizzata, segnata da un fil rouge che di film in film viene aggiornato e rimodellato, rendendo il regista iraniano uno degli autori più riconoscibili e rilevanti del panorama internazionale.
Un cinema improntato su una scrittura ferrea, con racconti che in principio appaiono lineari per poi precipitare in un abisso, fatto di deviazioni, complicazioni, riavvolgimenti e indagini morali, innescato da punti di svolta che accendono i conflitti. È proprio con About Elly – con cui vinse nel 2009 l’Orso d’argento come miglior regista e che rimane uno dei suoi film più apprezzati e compiuti – che Farhadi iniziò a farsi conoscere da un pubblico più vasto; il primo importante tassello della poetica di un regista che affronta il dubbio morale e le difficoltà a esprimere la verità come pochi altri. About Elly inizia apparentemente come una commedia corale, eppure si fa strada il tacito disagio di Elly, stretta nella morsa delle costrizioni sociali. Tra scherzi, risate e giochi di gruppo, lo sguardo della ragazza, adombrato da un velo di angoscia, fa da mesto contraltare al tono di un racconto che sembra fluire linearmente. L’improvvisa e misteriosa scomparsa di Elly, che rievoca L’avventura di Michelangelo Antonioni, conduce il film sulle orme del dramma e del thriller psicologico, portando lo spettatore, al pari dei personaggi, a interrogarsi su ciò che ha visto e su ciò di cui era a conoscenza. Sospeso tra indagine e retrospezione, il cinema farhadiano si riavvolge su se stesso, ripercorrendo i propri passi e soffermandosi sul non detto e sul non visto, su quelle omissioni, manifestate anche tramite le immagini, che determinano incomprensioni, dilemmi morali e scontri, persino fisici. Più che le sorti di Elly, ciò che interessa ai personaggi è delineare il ritratto di una persona che si accorgono di non conoscere quasi per niente, se non per sparuti dettagli appresi indirettamente, ricercando dunque la verità sulla sua moralità e sul suo passato, in un sentiero lastricato da menzogne e lacune. È proprio questa ricerca a rappresentare il cuore della poetica del regista iraniano, la necessità di una speculazione etica, molte volte ammantata di ipocrisia, e del raggiungimento di verità che spesso sono celate e rese inconfessabili dalla pressione sociale, innescando una catena di conseguenze ineludibili. La sparizione porta alla luce un vaso di Pandora colmo di tensioni, distacco, incomprensioni interne alle coppie protagoniste – anche legate al ruolo della donna – latenti sino a quel momento. Il destino di Elly viene anticipato, in modo beffardo e sibillino, dalla frase che Ahmad pronuncia in sua presenza: “Un finale amaro è meglio di un’amarezza senza fine”. Parole che segnano e si riflettono nello sguardo della ragazza, svanendo (e al tempo stesso concretizzandosi) solo l’istante prima della sua scomparsa, durante la significativa corsa con l’aquilone lungo la riva del mare: una scintilla isolata di pura gioia e libertà. Nella società iraniana, di cui abilmente e indirettamente Farhadi mette in scena le contraddizioni, le criticità e i limiti, la libertà di affermare la verità è sottoposta a forti costrizioni, che hanno ripercussioni anche nel privato. Ma la riflessione che il suo cinema attua valica i confini geografici e diventa universale manifestandosi nel paesaggio di About Elly, quel mare simbolo tanto di libertà quanto di limitazione e morte (racchiudendo quindi il mistero della sparizione), il cui rumore si sostituisce alla colonna sonora, sovrastando persino i dialoghi e divenendo un urlo assillante per i protagonisti.