La genesi del western comico all’italiana
Restaurato dalla Cineteca di Bologna torna in sala, dopo cinquantadue anni dalla sua uscita, Lo chiamavano Trinità (1970) uno dei più grandi successi commerciali che il cinema popolare italiano abbia prodotto nei primi anni Settanta.
Mentre lo spaghetti western aveva ormai già sparato le sue cartucce migliori e la parodia di riferimento era entrata in una fase involutiva, ecco che Enzo Barboni reinventa il filone senza intenti parodici ma con il gusto della divertita contaminazione fra i due generi.
Enzo Barboni nasce come direttore della fotografia lavorando soprattutto all’interno del western, esordendo poi nella regia con Ciakmull – L’uomo della vendetta (1970) uno spaghetti ancora tradizionale con pistole, fucili e facce patibolari. Sempre nello stesso anno, firmandosi come E. B. Clucher (pseudonimo all’americana secondo le mode dell’epoca), realizza il rivoluzionario Lo chiamavano Trinità dove fa confluire (all’interno dello spompato filone) rozze battute, gag da comica finale e acrobazie da kung fu movie. Oltre a essere l’autentico capostipite dello spaghetti western comico (sottofilone che poi raschierà il fondo del barile), il film di Clucher getta anche le basi per la commedia di cazzotti che sarà, a tutti gli effetti, una variante urbano-contemporanea dello stesso, portando al definitivo trionfo la coppia comica composta da Bud Spencer e Terence Hill. Lo chiamavano Trinità ha contribuito al lancio definitivo del buddy movie con Hill e Spencer facendosi anche (più o meno involontariamente) riflessione teorica sulle dinamiche comiche di coppia. Indubbiamente Laurel & Hardy paiono lontanissimi dai nostri eroi, ma se pensiamo a certi equilibri che abitano le due coppie è possibile rinvenire delle similitudini. Hardy era spesso insofferente ai guai che gli procurava lo sciocco Laurel, come del resto lo scorbutico Spencer tratteneva i nervi quando il furbo Hill lo metteva nei pasticci.
Trinità e Bambino creano un modello iconico che sa guardare alla lezione comica del passato ma con un gusto naif e postmoderno, facendo della contaminazione fra generi un pastiche ironico e rivoluzionario.
Lo chiamavano Trinità resta l’alfa e omega del western comico all’italiana, un’opera che oltre al lato più apertamente ridanciano inserisce al proprio interno riferimenti al cinema d’autore internazionale. Le lezioni di autodifesa che i due impartiscono a una comunità di mormoni ricordano l’addestramento bellico di un gruppo di contadini in I sette samurai (1954) di Akira Kurosawa, mentre la lunga scazzottata finale nella casa in costruzione proviene da Sette spose per sette fratelli (1954) di Stanley Donen.
Il successo della formula creata da Clucher ha generato un seguito (…continuavano a chiamarlo Trinità,1971) e diversi epigoni ma nessuno all’altezza del modello originale, il quale oltre all’iconica coppia vanta uno stuolo di interpreti insostituibili (da Farley Granger a Remo Capitani) e ovviamente il tema musicale di Micalizzi ormai entrato nella leggenda.