La vittoria di una canzone d’amore
Si è conclusa il 14 maggio 2022 la 66ª edizione dell’Eurovision Song Contest 2022, al Pala Alpitour di Torino, condotta da Alessandro Cattelan, Laura Pausini e Mika, con il commento di Cristiano Malgioglio, Carolina Di Domenico e Gabriele Corsi.
Grazie alla vittoria dello scorso anno dei Maneskin con Zitti e Buoni, l’Italia, che sperava di replicare il successo con Mahmood e Blanco (arrivati poi sesti con la loro Brividi), ha accolto per tre serate i 40 partecipanti in gara, ciascuno sul palco con la propria canzone simbolo non solo del proprio percorso artistico e musicale ma di un’intera nazione.
Tra ospiti (Diodato, Dardust con Benny Benassi e Sophie and The Giants, Il Volo, Gigliola Cinquetti), featuring ed esibizioni dei cantanti in gara, le tre serate scorrono, accompagnate da tre presentatori non da subito ben amalgamati: Cattelan molto rigido, Pausini fin troppo entusiasta, Mika un po’ spaesato, ma poi l’enorme macchina acquista velocità e lo spettatore viene accompagnato in un luna-park di suoni, luci e colori. Non ci sono state sorprese perché era quasi annunciata la vittoria della band ucraina Kalush Orchestra con Stefania, canzone diventata ormai inno per la madrepatria, in cui non si parla direttamente di guerra, ma si intona una lettera d’amore a una madre. Il gruppo era tra i favoriti – assieme a Sam Ryder (Regno Unito) e Chanel (Spagna), arrivati rispettivamente al secondo e terzo posto – eppure molte sono state le critiche e le insinuazioni maliziose per una vittoria Ucraina arrivata anche graze all’endorsement, poco prima dell’inizio della finale, da parte del presidente Zelensky che in un video pubblicato sui social invitava il mondo a votare per per il suo Paese come tributo a una terra piegata dalla guerra. Lo cantava molti anni fa Edoardo Bennato, “Sono solo canzonette”, ma quelle canzonette acquistano un senso e un valore diventando termometro di un tempo, di una società, in questo caso del mondo.
L’Eurovision è stato uno show fantasmagorico, eccentrico, un circo meraviglioso in cui ciascuno ha potuto vivere il suo momento, tanto potente da portare una grande festa sul palco e riuscire ad avere un’enorme cassa di risonanza nonostante il peso di una pandemia ancora viva e la ferita della guerra, taciuta eppure presente.
È forse inevitabile, quindi, che la vittoria della Kalush Orchestra sia arrivata grazie al voto del pubblico (il 50 % del voto totale) che ha ribaltato la classifica parziale della giuria. Così come inevitabile la commozione di Gabriele Corsi mentre si annunciava che il prossimo anno la festa continuerà e sarà in Ucraina.