Rimanere umani
In questi giorni la Russia di Putin è sulla bocca di tutti, ma il lento e dispotico cammino che ci ha portato ai fatti drammatici di oggi, come spesso accade, era visibile molto tempo prima che arrivasse la tempesta.
La regista Vera Krichevskaya, con F@ck This Job, ci racconta una figura controcorrente che, fin da quando il presidente russo è salito al potere, ha cercato di criticarne le mosse poco “ortodosse”: Natalya Sindeeva, una ricca e ambiziosa giornalista che nel 2008 decide di fondare a Mosca un canale televisivo indipendente Dozhd TV – L’emittente dell’ottimismo, poi ribattezzata Rain TV.
Grazie alla sua fama, caparbietà e ai soldi, Natasha assolda un gruppo di collaboratori, alcuni inesperti del settore, e rileva una vecchia fabbrica per installare gli studi della sua emittente. Tutto sembra facile, arrivano i primi spettatori e i primi apprezzamenti, però la filosofia iniziale di canale indipendente e libero comincia a vacillare fin da subito. Attraverso interviste ai giornalisti e ai presentatori e l’utilizzo di materiale d’archivio, la regia obiettiva e sincera della Krichevskaya, cofondatrice dell’emittente, non solo ci offre il ritratto di una donna in carriera che non ha paura di nessuno, ma anche la fotografia di una parte della nazione che lotta contro le ingiustizie e in favore della libertà di parola. Non si gioca al commiserare un periodo storico o a rivendicare il ruolo imparziale dei media con stereotipi, ma si racconta un punto di vista sulla lotta sociale che ognuno di noi dovrebbe difendere. I sogni hanno bisogno di braccia e teste per essere alimentati, Natalya ha sempre avuto dalla sua la convinzione che il popolo se organizzato e libero di pensare può sconfiggere anche il peggior usurpatore e minacce, intimidazioni e “piccoli incidenti” non possono che spronare a fare ancora meglio.
Bisogna però essere disposti a sacrificare una parte della propria vita. Tutti a Rain TV hanno contribuito alla causa e ascoltare le loro parole durante il film dimostra che un’altra verità e un altro mondo possono esistere. Si parlava di omosessualità, di violenze, di brogli elettorali, del marcio che il Cremlino cerca(va) di tenere nascosto. Mentre andavano in onda i servizi sulle manifestazioni represse dal governo o sulle azioni belliche delle milizie russe, gli altri canali comunicavano di faccende domestiche, mandavano in onda telefilm, rallegravano il popolo che non deve sapere.
Tutto ciò ha sempre fatto infuriare Natalya, e così, pian piano, anche i “potenti” si sono uniti ai tanti telespettatori e sono arrivati gli avvertimenti, i pedinamenti, la polizia a irrompere negli studi. In un periodo in cui gli omicidi di decine di giornalisti investigativi sono rimasti irrisolti, il canale ha tuttavia continuato a resistere agli attacchi di chi voleva metterlo a tacere e ha creato una piattaforma online – vista la crisi economica e la chiusura degli studi – fino ad arrivare nel 2020 a trasmettere “da casa”.
Oggi Rain TV non esiste più, ma esistono i suoi protagonisti che nonostante tutto hanno ancora voglia di lottare (la Sindeeva ha anche sconfitto un tumore al seno). Conoscere la loro storia dà speranza e sprona a “alzarsi dalla sedia e far accadere le cose” ma, soprattutto a rimane umani e vigili per non finire inghiottiti e lobotomizzati dal sistema.