Di chi è la mano?
Pubblicato nel 2011 dall’editore Drawn&Quarterly, arriva finalmente anche in italiano (a cura di Valerio Stivè) il magistrale graphic novel di Anders Nilsen Big Questions.
Un lavoro faticosissimo, che ha impegnato l’autore fin dal lontano 1996, costringendolo a tornare più volte sopra gli schemi che lo componevano e a modificarne sottilmente in più occasioni i registri espressivi.
Un capolavoro senza alcun dubbio perché ha un potere immenso: riesce a creare un immaginario essenziale che è credibilmente incredibile. Il racconto si basa infatti su una comunità di uccelli che viene sconvolta da un evento inatteso: un pilota di un bombardiere sgancia per sbaglio una bomba e si schianta successivamente su una fattoria. Il gruppo di volatili inizierà allora a porsi centinaia di domande sulla vita, il futuro, la natura delle cose e su quegli strani oggetti piombati misteriosamente dal cielo. In mezzo a questo turbine di dubbi esistenziali, affronteranno inoltre singolarmente svariate peripezie, scontrandosi con alcuni animali, alleandosi con altri e facendo del piccolo spazio all’interno del quale cercano di vivere e sopravvivere un cosmo simbolico in cui ogni avvenimento ha il sapore di un’epifania mistica o metafisica.
La forza illimitata di Nilsen sta nel riuscire a dare spessore a ciò che mette in scena, a renderlo vivo nella sua semplicità, espandendone o ritirandone le forme a seconda delle necessità, portando frequentemente a spasso il nostro sguardo dal molto piccolo e innocuo (gli uccelli, le foglie di un albero) al quasi grandissimo e inquietante (l’ombra immensa di un bombardiere, il cratere provocato da un’esplosione). Come sostiene l’autore, “parte del piacere del disegnare è sempre stato nel guardare un’immagine prendere forma di fronte a me, adattandosi e reagendo mentre si sviluppa”.
Questo senso di “reazione” sembra in effetti evidente: i piccoli anfratti, i ruscelli, le pianure, gli alberi, la carcassa di un aereo si connettono ripetutamente, dando luogo a micro mondi all’interno dei quali i personaggi riescono a compiere gesti anche impensabili. I sogni, gli incubi, le allucinazioni, ma anche la realtà stessa, sono motori che trascinano la narrazione e le danno possibilità infinite: la storia di Big Questions ha una fine, ma sarebbe potuta durare – proprio per questo motivo – ancora per cento o addirittura mille pagine. Creare contrasti – che implicano quasi sempre riflessioni filosofiche esaltanti – tra il giorno e la notte, la luce e l’oscurità, il razionale e l’istintivo sembrano un gioco da ragazzi per la china di Nilsen, ma sono in realtà il risultato di una concretezza unica, frutto di anni e anni di studio e approfondimenti sulla materia di cui è fatto il disegno. E questa concretezza sembra però , una volta letto tutto il tomo che abbiamo tra le mani, sfuggirci e darci la sensazione che l’immagine provenga da un luogo dove in qualche modo riesce ad autogenerarsi. La grande domanda ha dunque veramente a che fare con l’asomatognosia. Se lo domanda l’autore all’inizio del volume, ma a questo punto ce lo chiediamo anche noi lettori: ma di chi è la mano?