I sogni e le speranze
Madrid, primi anni Ottanta. Barcellona, primi anni Novanta. In questo spaziotempo si collocano le vicende raccontate da Pérez e Monforte nel loro Naufraghi, uscito in Spagna nel 2016 e proposto per la prima volta al pubblico italiano grazie a ReBelle Edizioni.
I protagonisti sono Alejandra e Julio, due giovani intenti a cercare il loro percorso nel mondo mentre affrontano le difficoltà che la vita di tutti i giorni pone loro di fronte. Appassionati entrambi di scrittura e letteratura, scopriranno di avere due anime complementari che li porterà a condividere momenti di spensieratezza in un’esistenza per molti aspetti fatta di insofferenza e incertezza.
Il lavoro dei due autori spagnoli si concentra nel mettere in risalto varie tematiche che vengono sapientemente amalgamate grazie a uno stile narrativo fatto di ellissi e rapidi flashback. L’amicizia, la famiglia, l’assenza o la presenza dei desideri sono poeticamente inseriti all’interno di un percorso che utilizza gli spazi delle città come palcoscenico per sottintendere la fragilità dei rapporti: ogni luogo, alla fine, si assomiglia. E ad amplificare una caratterizzazione dei luoghi non anonima, sottile e sfumata, c’è la presenza invece ingombrante del tempo come territorio formalmente e visivamente identificabile: i primi anni Ottanta appartengono al colore seppia, più nostalgici e chiaramente legati a una visione del mondo più spensierata, romantica e lirica; i primi anni Novanta, immersi in tonalità tendenti al blu e all’azzurro, sono invece molto più malinconici e spietatamente concreti, avvolti da un realismo che si scontra con la dura quotidianità più che con i sogni e le speranze.
C’è poi un ruolo di rilievo dato ai dettagli: ogni capitolo si apre con un frammento di memoria legato a un piccolo oggetto o a un elemento dell’ambientazione, inquadrati come a voler connettere direttamente l’idea del ricordo a una dimensione ben più tangibile e facilmente identificabile.
Naufraghi è un lavoro che prova a strutturare concretamente il modo in cui, in una precisa fase della nostra esistenza, proviamo a interpretare il cambiamento. L’impossibilità di manipolarlo e di farne una materia con la quale poter plasmare i sensi della nostre vite pare essere il motivo principale che tiene legata tutta la vicenda. Forse, nella messa in scena e nella scelta delle situazioni raccontate, Pérez e Monforte avrebbero potuto osare di più, cesellando in un modo a tratti meno canonico anche i loro personaggi. Il risultato, comunque sia, ne risente il giusto: le vite di Alejandra e Julio, una volta terminata la lettura, ci insegnano qualcosa in più sulla nostra percezione di ciò che non c’è più in rapporto a ciò che potrà esserci. E questo può bastare.