La vita è una messinscena?
Aaron Sorkin ci aveva già regalato due buoni lungometraggi. Il ritratto di una donna forte in Molly’s Game, l’attivismo politico e la giustizia sociale ne Il processo ai Chicago 7. Nella sua carriera ha sceneggiato film importanti e serie tv in cui la televisione e i suoi “mostri” venivano alla luce con esilarante realtà.
Giunto alla sua terza regia, con Being the Ricardos, presenta un’altra storia vera, sofferta e da far conoscere: la settimana più difficile per Lucille Ball, nota attrice televisiva della serie Lucy ed io che negli anni ‘50 la rese famosa insieme al marito/collega Desi Arnaz. Durante i tempi del truce maccartismo, in sette giorni, Lucille (Nicole Kidman) dovrà difendersi dall’accusa di avere simpatie comuniste, salvare la sua carriera e un matrimonio in crisi.
Forse lo sapevamo già, ma Being the Ricardos ribadisce senza moralismi e con convinzione come una delle coppie più amate d’America era sorretta dalla parte femminile. Arnaz (Javier Bardem) si limita a difendere la moglie senza guardare in faccia la realtà dei fatti e fatica ad ammettere di non essere felice. Nel suo rapporto coniugale, c’è un bieco tentativo di annientare il potere femminile, anche se non lo dà pienamente a vedere.
Distribuito direttamente da Amazon Prime Video, il film parla della caparbietà di questa immensa attrice e donna, una volontà di essere sia riconosciuta come artista sia come amante della vita e delle proprie pulsioni. Sette giorni in cui vediamo da dietro le quinte la messinscena della sitcom conosciuta in tutto il mondo, in cui Lucy mette anima e corpo e sogna ad occhi aperti l’orchestrazione delle scene, anche se non è lei la regista. Sette giorni che cambieranno sia la società (Lucille è incinta e vuole mostrarlo anche nella serie, nonostante in quegli anni fosse difficile parlarne in tv) sia le opinioni dei singoli. Tutti gli attori della storia dovranno fare i conti con le proprie debolezze e con un sistema che spesso si dimentica che anche loro sono “umani”.
Sorkin lavora molto sui contenuti e anche questa volta, nonostante un approccio meno “televisivo” e più attento ai dettagli della ricostruzione d’epoca, vince la sua scommessa in fase di scrittura regalando dialoghi e momenti di backstage sinceri e reali, in cui chiunque abbia frequentato anche per pochi minuti un set può tranquillamente riconoscersi. Il coinvolgimento e le tante licenze poetiche di cui si serve nel romanzare la vicenda, reggono grazie ai suoi attori: Bardem è bravo nei panni di Arnaz, i comprimari non sono da meno, ma da applausi è l’interpretazione mimetica e di gran mestiere di Nicole Kidman, una Lucille che le varrà molti premi (ad oggi, ha vinto il Golden Globe come Miglior attrice in un film drammatico).
Being the Ricardos è un meta-film in cui l’unica via d’uscita sembra essere accontentarsi di avere una vita perfetta nella finzione televisiva. Lucille sa che non è così e lotta per essere appagata anche in quella reale. Ci riuscirà e ci spronerà a farlo tutti: i sogni a volte devono essere vissuti ad occhi spalancati.