L’irrequietezza e la libertà dell’imperfezione
Alla soglia dei trent’anni, la vita di Julie trascorre in balìa di un animo irrequieto che la porta a cambiare indirizzo universitario, lavoro e a tuffarsi in nuovi rapporti con fulminea ed estrema facilità.
Tale irrequietezza esemplifica il cinema di Joachim Trier che, proprio come la scelta di Julie di avvicinarsi alla psicologia perché maggiormente interessata alla mente, si lega ai personaggi che mette in scena e alla loro anima. Non lo fa con l’intento di giudicare o di trovare una morale e una delineazione al loro percorso, ma si appassiona ai desideri, alle decisioni, alle idiosincrasie e alle svolte della loro esistenza.
La persona peggiore del mondo è il secondo ritratto femminile nella filmografia del regista norvegese dopo Thelma e va ad ampliare un corpus che fa del racconto di formazione il proprio nucleo. In questo caso la protagonista è Julie (Renate Reinsve, premio come miglior attrice a Cannes), una ragazza immersa in un caos libertario nel quale tenta di tracciare la propria strada fatta di sbagli, delusioni, gioie.
Il lambire i limiti del tradimento con l’uomo che incontra al matrimonio in cui si imbuca nel terzo capitolo del film (suddiviso in un prologo, dodici capitoli e un epilogo) delinea in qualche modo il suo muoversi nel mondo, facendo dei limiti il proprio orizzonte e rifuggendo il pudore. Ma, soprattutto, Julie è una donna che ama amare e per questo non esita a lanciarsi in nuove avventure. Sono moti di esuberanza quasi dostoevskijani che la portano ad amare anche quando non ama più e a lasciarsi governare dagli istinti. Che è un po’ il destino di molti dei personaggi del cinema di Trier, dall’animo talmente frammentato e complesso da necessitare di atti espressivi; lo erano i testi scritti dai protagonisti in Reprise e Segreti di famiglia come lo è l’articolo scritto da Julie. Con La persona peggiore del mondo Trier si muove verso un romanticismo più scoperto, già germogliato nel dramma a tinte orrorifiche Thelma. In un film che sembra la controparte del suo esordio, Reprise, evolutosi con la più stretta contemporaneità.
I personaggi di Joachim Trier non hanno uno sviluppo monodimensionale o lineare, vengono ritratti con le contraddizioni, le esagerazioni e la geninuità che li contraddistinguono, senza paura di eccedere. E La persona peggiore del mondo li segue di pari passo. Inizia spiccatamente come una commedia sentimentale, con richiami a Woody Allen (non solo nel prologo accompagnato da musica jazz ma anche nella frammentazione del personaggio) e muta costantemente variando toni e forme. La commedia e l’ironia affrontano il dramma, punteggiate da scene animate e oniriche. È un turbinio che rispecchia Julie, che conquista per la sua vitalità e che rivendica il proprio diritto di essere imperfetta e momentaneamente irrisolta, vivendo l’attimo come se il mondo si fermasse.
La persona peggiore del mondo [Verdens verste menneske, Norvegia, 2021]
REGIA Joachim Trier.
CAST Renate Reinsve, Anders Danielsen Lie, Herbert Nordrum.
SCENEGGIATURA Joachim Trier, Eskil Vogt.
FOTOGRAFIA Kasper Tuxen.
MUSICHE: Ola Fløttum.
Commedia/sentimentale/drammatico, durata 121 minuti.