Giudizi non richiesti
Una ragazza è una ragazza, una donna è una donna. A volte a distinguerle è solo l’età anagrafica ma, spesso, essere adulti va aldilà di tutto ciò: il coraggio e l’audacia delle scelte giovanili hanno una forza unica e dimostrano che la maturità non è per forza legata all’età.
1963, Anne ha 23 anni e sa già bene cosa vuole fare nella vita: studiare per diventare una docente di letteratura. Ma il destino si mette contro e si ritroverà a dover affrontare una gravidanza indesiderata che sarà sofferta, dolorosa e soprattutto formativa.
Leone d’oro alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, non senza polemiche, La scelta di Anne – L’Événement, dal romanzo autobiografico di Annie Ernaux, è la seconda regia di Audrey Diwan ed è fondata su uno sguardo amorevole ma allo stesso tempo impietoso verso l’universo femminile e le sue tante “contraddizioni”. Le donne sanno essere oneste, amiche, confidenti ma anche tremendamente cattive e giudicanti, perché sono sempre obbligate a difendersi o a farsi rispettare.
Non è uno stereotipo ma anzi è la chiave di lettura del film ed è una constatazione da non dimenticare, basti guardare come si comportano le amiche di Anne appena scoprono della sua gravidanza. Anne è pedinata con uno stile quasi documentaristico: la macchina da presa è spesso all’altezza della sua spalla; il suo viso e la sua quotidianità riempiono lo schermo anche nei momenti più intimi e amari. L’unico momento in cui la “perdiamo” è l’epilogo della vicenda quando è distesa su una barella, la soggettiva del suo sguardo ci fa vedere i volti e gli occhi del mondo che la circonda, occhi forse torvi o forse solo curiosi, ma di sicuro emblema di una società che vuole capire “cosa succede”. Gli uomini sono relegati, al ruolo di spettatori stupidi e inermi perché non hanno la potenza di Anne. Provano a sfruttarla o a evitarla o, ancora peggio, cercano di sabotarla ma lei non si vergogna mai delle sue scelte e non torna mai sui suoi passi nonostante tutto e tutti, e da ciò Diwan trova il coraggio e la bravura nel mostrare, con la potenza delle immagini, la paura, la violenza, la crudeltà, la durezza dei gesti estremi.
Il tema dell’aborto poteva essere insidioso ma tutto ciò che ci viene mostrato e raccontato, aiuta a ricordare che il cinema è in primis racconto per immagini e le immagini hanno un senso quando sono accompagnate dalla compiutezza della messinscena: attori (qua su tutti la generosa protagonista Annamaria Vartolomei e la raggelante Anna Mouglalis), regia, musiche, verosimiglianza. E man mano che la storia procede e il feto diventa sempre più “estraneo” arrivano gli orrori e il perturbante: Anne non viene scalfita da nulla, rimane ferma, seria, lucida e fa la rivoluzione con un semplice gesto che dovrebbe essere solo individuale. Non giudichiamo/la, riflettiamo su cosa avremmo fatto noi.
Film che lotta per una giusta causa, che deve essere visto e conservato. Le polemiche stancano, il cinema no.