L’impressione fittizia di ciò che accade
Una carta da parati fodera gli intervalli tra i vari capitoli di Dentro una scatola di latta. La carta da parati rimanda a una quotidianità che ci trasmette un senso di squallore che non sarebbe altrimenti descrivibile semplicemente a parole, ed è l’immagine perfetta per dichiarare gli intenti di questo lavoro, che Marco Galli aveva scritto e disegnato nel 2012 e che esce solo ora grazie all’ennesima collaborazione tra Progetto Stigma ed Eris Edizioni.
Ma la carta da parati è tante altre cose: malinconia, povertà, tristezza, cattivo gusto. Un modo per distrarre l’attenzione e tranquillizzare il lettore, per farlo riposare dalla storia triste e sfiancante del commissario Marte, un uomo affaticato dalla vita il cui unico obiettivo è quello di riuscire a catturare lo spietato serial killer che terrorizza la città nel bel mezzo di una strana, inquietante e profetica pandemia.
Quella che Galli mette in scena è una realtà opprimente e granitica che però, quasi in modo surreale, si sfalda e si sforma attraverso schegge di visioni impossibili che le si vanno a conficcare nei fianchi. Sono dettagli utili a comunicarci che il mondo è un posto freddo e grigio perché noi lo percepiamo come tale e che, nonostante tutti gli sforzi possibili per riuscire a mettere a fuoco quella fittizia impressione che ci condiziona la vita, non è assolutamente facile uscire dalla scatola di latta che lo contiene: una pistola giocattolo può essere dunque un’arma pericolosissima e mortale così come un cadavere può tornare in vita senza troppe spiegazioni. Lo stile di Galli ammalia perché avvicina i personaggi e li descrive nello stesso istante senza fargli perdere nemmeno una frazione del tempo del racconto con il quale continuamente li avvolge. Il suo è senza dubbio uno sguardo profondamente cinematografico, che non dà spazio all’immaginazione, se non quando decide di lasciare fuori campo uno o più dettagli. Uno sguardo che vive di una forza grottesca e grandangolare, che imprime nelle sue proiezioni il senso – mai chiaramente esposto – della vita e della morte. “Ti affascina solo la morte e il bello è che a te pare andare bene così” è il rimprovero che la moglie rivolge a suo marito Marte. “Ti sbagli, io amo la vita, la amo più di te, perché so esattamente di che si tratta” è la risposta immediata del commissario. L’importante è essere sicuri di ciò che vediamo e sentiamo, avere una coscienza ed esercitare quello che ci impone di essere. In una scatola o fuori da essa – sembra dirci Galli – la vita è solo tutto ciò che ci accade.