Nel segno di Rashomon
The Last Duel inizia con un duello mortale di fronte al re di Francia tra il cavaliere Jean de Carrouges e lo scudiero Jacques Le Gris. Tutto quello che precede questo evento si dipana lungo la pellicola attraverso le versioni dei tre protagonisti, i due uomini d’arme e la moglie di de Carrouges, Marguerite, presunta vittima di uno stupro del quale l’accusato è proprio Le Gris.
Come avveniva in Rashomon di Akira Kurosawa, The Last Duel mette in scena la stessa storia da diversi punti di vista, prima quello di Jean, poi quello di Jacques e, infine, quello di Marguerite.
Tre versioni differenti non tanto nella sostanza quanto nei dettagli e nelle sfumature che le caratterizzano. I tre racconti non sono in senso stretto la ricostruzione di una presunta violenza, ma la fine di un’amicizia che sfocia in rivalità e poi in odio quando Jean, soldato grezzo e irruento ma fedele alla corona, vede progressivamente venire meno la sua influenza guadagnata a suon di titoli di guerra, perché malvisto dal conte Pierre d’Alençon, che al contrario adora l’argutezza di Jacques.
Quello che affascina maggiormente e crea suspense in questo triplice racconto è quanto i protagonisti ci appaiono diversi a seconda della prospettiva adottata. Ed è proprio Marguerite – oggetto di possesso per Jean, oggetto di desiderio per Jacques – a diventare il personaggio chiave di questo duello cavalleresco mostrando grande coraggio e forza di volontà in un mondo in cui non era semplice essere donna.
La storia di Marguerite ci riporta al nostro presente, difficile non pensare ai casi di cronaca di questi ultimi anni. The Last Duel apre infatti a dei parallelismi tra due tipi di processi mediatici non poi così dissimili, con i soliti sospetti e pettegolezzi che screditano soprattutto la versione della vittima. La pellicola, alla fine, lascia pochi dubbi su quale delle tre versioni sia quella reale, ma il sottile gioco di ricostruzioni affascina, grazie anche alla raffinata messa in scena di Ridley Scott, che, al netto di una certa verbosità e staticità, riesce a trasmettere efficacemente la complessa dinamica tra i tre racconti in cui la verità altro non è che un terreno insondabile legato ad interessi personali in cui i fatti si mescolano con le opinioni.