Ritorno al passato del presente
Parafrasando Gipi: sulle cause e le ragioni che portarono all’attuale sovrabbondanza di remake (in particolar modo se si guarda alla cosiddetta “cultura pop”, qualsiasi cosa questo termine voglia dire) si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di Storia. Da un lato c’è un certo nostalgismo del pubblico di riferimento, che è più intento a ripensare al passato con gli occhi lucidi invece che dedicarsi non dico al futuro ma almeno al presente; da un altro c’è una mitizzazione di un’era quasi pre-storica vista come età dell’oro irripetibile, una sorta di approccio alla “si stava meglio quando si stava peggio”; da un altro ancora c’è che è più facile giocare sul sicuro e puntare su proprietà intellettuali rodate piuttosto che scommettere alla cieca sull’inedito totale.
Credo che l’interesse che si è generato attorno allo svecchiamento del personaggio di Corto Maltese, operato da Martin Quenehen e Bastien Vivès in un albo titolate Oceano Nero, sia dovuto in ugual misura a tutte e tre le ragioni elencate sopra (e ad altre, ma non allarghiamoci). Il che andrebbe anche bene, non fosse che questo pone un dubbio metodologico, abbastanza ricorrente quando si vanno a toccare icone tanto ingombranti, e personaggi che hanno fatto la storia di una generazione segnandone l’immaginario: meglio leggere la nuova uscita come cosa a sé stante oppure contestualizzarla per paragonarla con quello l’ha preceduta? La scelta non è mai ovvia, credo. In questo caso, cercherò di tenere il piede in entrambe le scarpe.
Nell’ottica del confronto con il glorioso passato firmato Hugo Pratt, Oceano Nero rappresenta per quanto mi riguarda un’operazione perfettamente riuscita di aggiornamento e rinverdimento. A differenza dei precedenti titoli dedicati al marinaio, è evidente la volontà di superare l’omaggio da mausoleo e di creare invece qualcosa di fedele allo spirito ma al contempo di intrinsecamente nuovo. Il risultato è una riscrittura fresca, scorrevole, piacevole, ammiccante quanto basta, che poggia molto del suo fascino sul talento registico e visivo di un Vivès che sa fare il proprio lavoro.
Troviamo quindi un Corto Maltese giovane e spanizzo, desideroso di trovare un tesoro nascosto che lo porterà al centro di un intrigo internazionale che coinvolge un libro antichissimo, la yakuza, i servizi segreti giapponesi, la CIA, i narcotrafficanti del Sudamerica, una banda di hippies, un amore perduto… La trama procede spedita, andando a costruire una storia avventurosa di rara bellezza, nella quale il protagonista sembra non avere mai del tutto il controllo della situazione e si ritrova capitombolato da una parte all’altra senza tregua, in eventi ben più grandi di lui. Riguardando al passato, questo Oceano Nero ricorda per struttura La casa dorata di Samarcanda: anche là succedevano cose, e più che capire l’intreccio e la complessa situazione geopolitica, al lettore veniva chiesto di lasciarsi coinvolgere e trascinare.
Menzione d’onore quindi a Quenehen per aver azzeccato lo spirito avventuroso, e per aver sapientemente saputo riscrivere con gusto alcuni dei personaggi più iconici del mito di Corto, Rasputin in primis, vero mvp di questa nuova storia.
Ma una buona storia deve saper stare in piedi anche da sola, altrimenti non si eleva dall’essere un semplice altarino con l’incenso che brucia a imperitura memoria di un passato che non è più. E qui Oceano Nero cade corto. L’intreccio si sviluppa veloce, troppo veloce, e la sensazione costante è che succedano troppe cose troppo in fretta. Il ritmo della trama ne risente, e forse ci sarebbero volute un centinaio di pagine in più per far reggere il tutto.
E quindi? E quindi Oceano Nero è un ottimo esempio, da un punto di vista concettuale, di come prendere lo spirito di un’opera del passato per riadattarlo a un nuovo presente, ma al contempo è un libro che funziona a metà. È godibile e scorrevole, ma il finale, in particolar modo, suona frettoloso e posticcio, come se la volontà di porre le basi per un secondo capitolo avesse superato la necessità di una chiusa sensata, soddisfacente ed efficace.