Calcolare il passato
Il passato è sempre pronto a tornare a galla e, nonostante ci si sforzi per non renderlo possibile, ci fa fare i conti con le nostre scelte e i nostri errori: sembra che Ryūsuke Hamaguchi sia partito da questa constatazione per scrivere e dirigere Il gioco del destino e della fantasia.
Vincitore dell’Orso d’argento all’ultimo Festival di Berlino, il film del regista giapponese, di cui si attende l’uscita in sala del nuovo Drive My Car, è un thriller dei sentimenti, o meglio un angoscioso racconto diviso in tre episodi distinti in cui il “gioco” è capire come il passato abbia influito sui personaggi protagonisti.
Magia (o qualcosa di meno rassicurante) vede Meiko decidere se dire alla sua migliore amica che il ragazzo di cui si è appena innamorata è il suo ex, Porta spalancata narra un piano diabolico da parte di una studentessa per farla pagare ad un professore che ha bocciato il suo giovane amante, mentre in Ancora una volta due ex compagne di scuola si ritrovano dopo anni in un futuro immaginario dove un virus ha costretto il mondo ad abbandonare internet. Donne forti e capaci di far girare il mondo intorno a loro attraverso l’arte della seduzione e del convincimento, sicure delle proprie azioni ma anche succubi di un destino beffardo che sembra essere un deterrente per la loro tenacia. Sono gli uomini meschini e impotenti a mandarle avanti senza farsi problemi, dimostrando di essere solo dei codardi; se fosse per i personaggi maschili della pellicola non accadrebbe nulla e nulla potrebbe essere fatto. Sembra un discorso banale, ma invece le protagoniste di Hamaguchi ci dimostrano che gli uomini sono esseri inferiori che non sanno come comportarsi mentre il genere femminile ha un’arma in più, sta a loro scegliere e, purtroppo, non sempre il fato sarà dalla loro.
L’amore muove tutte le vicende, ma questo non è certo un film edificante o “leggero”, anzi è un truce ritratto di una società che per sopravvivere si costruisce una fantomatica realtà che però, invece di far evadere dalla routine, ci porta a fare i conti con la sua cattiveria. Hamaguchi gioca con il tempo e con l’erotismo degli incontri umani, con la tecnica cinematografica senza utilizzare orpelli tecnici, ma concentrandosi sui volti e le parole dei suoi personaggi, pedina tutti quasi come un filmmaker che vuole registrare la realtà così com’è, un documentarista che attende il regolare corso degli eventi. Umanista ma realista, commovente ma crudele, un cinema fatto di azione e dialoghi senza paura di renderci sgradevoli i suoi protagonisti. Ogni episodio termina con un “colpo di scena” finale per ricordarci che le storie non sono sempre quello che sembrano. La salvezza e la dannazione passano per lo scorrere del tempo, scandito nelle didascalie durante il film: esso è l’unico a cui dobbiamo dare conto. Una verifica costretta, un calcolo spietato.
Il gioco del destino e della fantasia [Gūzen to sōzō, Giappone 2021] REGIA Ryūsuke Hamaguchi.
CAST Kotone Furukawa, Ayumu Nakajima, Hyunri, Kiyohiko Shibukawa, Katsuki Mori, Shouma Kai, Fusako Urabe, Aoba Kawai.
SCENEGGIATURA Ryūsuke Hamaguchi. FOTOGRAFIA Yukiko Iioka.
Drammatico, durata 121 minuti.