Snyder, cut!
A diciassette anni dal suo esordio cinematografico, L’alba dei morti viventi (2004), il regista di punta della DC torna a dirigere un film di zombi, stavolta per la distribuzione sugli schermi casalinghi tramite Netflix.
Come di consueto, lo zombie movie ci racconta la macrostoria, quella di un esperimento fuori controllo, di un contagio e del conseguente confinamento nell’area di Las Vegas – tutto qui è talmente banale che Snyder si permette un montaggio rapido, musicale e divertente – e una microstoria, quella di una famiglia alle prese con la realtà spietata del contagio.
In un mondo di corpi orrendamente trasfigurati, distruggere la testa è l’estremo atto di amore. Scott (Dave Bautista) è un ex mercenario il cui corpo ci ricorda i superuomini del cinema d’azione anni ’80; egli è avvicinato da un uomo che gli fa un’offerta irrifiutabile: recuperare duecento milioni dalla cassaforte di un casinò, prima che Las Vegas sia rasa al suolo. Per riuscire nell’impresa dovrà riunire una squadra di improbabili specialisti, ognuno con le sue abilità ed eccentricità, e ricucire il legame con sua figlia, volontaria nelle baracche adiacenti il muro, che rappresenta la sua migliore possibilità d’infiltrarsi nell’area infetta. È impossibile non cogliere il riferimento a Ocean’s Eleven e, mentre la squadra è composta dalle vecchie conoscenze del nerboruto protagonista, già ci chiediamo chi porterà a casa il bottino, già pregustiamo i tradimenti e le amicizie effimere che si formeranno prima di una morte improvvisa. Nonostante la presenza di una debole traccia politica – la pandemia provocata dall’uomo è, infatti, usata proficuamente per mettere in difficoltà gli avversari politici – si tratta di puro intrattenimento sanguinolento alle spese di personaggi usa e getta, ognuno col suo stereotipo comportamentale e funzione nel gruppo.
Procede senza sosta l’evoluzione dello zombi cinematografico, la cui etologia si arricchisce di aspetti dubbiamente interessanti. I morti che corrono sono la base di una semplice società piramidale: sopra loro stanno gli alfa, ossia coloro che sono stati morsi dall’originale, l’esperimento militare sfuggito al controllo che costituisce un mistero d’importanza fondamentale per la Difesa statunitense. Esplosioni di carne ed ettolitri di sangue tingono i marciapiedi di una Las Vegas fatiscente e non priva di fascino, lasciando tuttavia lo spettatore a ponderare su troppe domande: che razza d’insegnamento dovremmo trarre dalla tragedia della famiglia Ward? A che serve una profondità di campo così ridotta che, talvolta, vediamo a fuoco solo la punta del naso dei protagonisti? Perché un film simile dura addirittura due ore e mezzo?
Army of the Dead [Id., USA 2021] REGIA Zack Snyder.
CAST Dave Bautista, Ella Purnell, Omari Hardwick, Ana de la Reguera, Theo Rossi, Matthias Schweighofer.
SCENEGGIATURA Zack Snyder, Shay Hatten, Joby Harold.
FOTOGRAFIA Zack Snyder. MUSICHE Tom Holkenborg.
Azione/Fantascientifico, durata 148 minuti.