Aerith che visse due volte
Anche il mondo dei videogiochi, come il cinema, vive di ripetizioni e numerose tra le più grosse uscite annuali sono ritorni inaspettati e variazioni su temi familiari, nuove incarnazioni degli eroi classici il cui numero di poligoni aumenta in modo esorbitante; nel caso di Final Fantasy 7 Remake (FF7R d’ora innanzi), il balzo avanti è di ben ventitré anni.
Con i suoi Final Fantasy Anthology (2001) e le versioni rimasterizzate di tutti i titoli classici per PSX e PS2, Square (Square Enix dal 2003) si è sempre impegnata per aggiornare e sfruttare il proprio catalogo di personaggi, storie e musiche indimenticabili che ha origine nel lontano 1987.
Tuttavia, nei confronti del settimo capitolo, il più popolare e il primo che ebbe successo in occidente, la politica di Square Enix era ferrea: ampliare il mondo con spin-off e prodotti collaterali, utilizzare i personaggi per crossover come Kingdom Hearts e Dissidia, ma mai toccare l’opera originale se non, tutt’al più, per renderne più nitidi i filmati e gli sfondi statici. Tale comprensibile atteggiamento è mutato nel 2015, quando fu annunciato un rifacimento in più parti, il cui sistema di combattimento avrebbe fuso l’azione in tempo reale con i classici turni.
Sono occorsi cinque anni di sviluppo, durante i quali fu rilasciato anche Final Fantasy XV, capitolo malriuscito e quindi costantemente aggiornato con migliorie tecniche, spin-off e DLC che, tuttavia, ha il merito retrospettivo di porre le fondamenta per le nuove e più riuscite meccaniche di FF7R. Ed ecco che, nel 2020, la città di Midgar riprende vita, più grande e più realistica che in precedenza; essa è rivelata anche stavolta dalla celebre carrellata aerea, tagliata dal logo della meteora verde e dal titolo in maiuscolo. Questo primo capitolo dell’ambizioso remake amplia la parte iniziale della storia originale ed è quindi ambientato nella metropoli fantascientifica, che diventa a tutti gli effetti protagonista, un po’ come accadeva alla tentacolare Gotham City di Batman (1989).
Il logo sparisce, la telecamera plana e si adagia sui vagoni di un treno in corsa verso il reattore Mako 1. Il volto di Cloud, il giovane mercenario al soldo degli ecoterroristi di Avalanche, è infinitamente più dettagliato che in precedenza; i suoi occhi, da blu che erano, sono diventati verdi, simbolo di un atteggiamento infedele che procura delle belle sorprese al giocatore esperto ma si dimostra, purtroppo, furbo e immaturo nella parte conclusiva del gioco. L’originale FF7 aveva uno stile fumettistico, assurdo e adatto alla scarsezza di poligoni cui ci si adattava; trasporli in un contesto più credibile senza tradire l’aspetto dei protagonisti non era un’impresa facile ma, se la spada di Cloud resta sproporzionata e i suoi capelli sfidano ancora la forza di gravità, in Tifa, Aerith e Barret si è giunti a un ottimo compromesso tra le necessità contrastanti, complice anche un doppiaggio inglese davvero ottimo per gli standard videoludici.
FF7R è un gioco sfaccettato con innegabili momenti di grandezza: il sistema di combattimento è coinvolgente quando controlliamo un gruppo di tre personaggi, ma risulta rigido all’inizio del gioco, quando ne avremo soltanto uno a disposizione; la narrazione principale è insieme frizzante e drammatica, coerentemente col gioco originale, ma le missioni secondarie sono insipide e ripetitive; la scrittura è ottima quando si tratta di ampliare la storia conosciuta e arricchirla di dettagli, ma le infedeltà s’insinuano a poco a poco e si accumulano per esplodere nel finale a sorpresa, un lungo e compiaciuto gioco metanarrativo di cui davvero non si sentiva il bisogno.
Final Fantasy 7 Remake [Giappone 2020] SVILUPPATORE Square Enix.
DISTRIBUTORE Square Enix.
PIATTAFORMA PlayStation 4, PlayStation 5.
GDR/Azione, durata 40 ore circa.