In fondo al tunnel nessuna luce
Diretta da Barry Jenkins (Moonlight, Se la strada potesse parlare) e tratta dall’omonimo libro di Colson Whitehead, La ferrovia sotterranea sfida da molti punti di vista le caratteristiche usuali delle serie contemporanee.
La miniserie racconta di Cora, una schiava di proprietà della famiglia Randall, che da bambina fu abbandonata dalla madre Mabel, unica schiava mai riuscita a fuggire. Con la figura della madre, Cora ha un rapporto ambiguo, che diventa la chiave di una riflessione sulle generazioni, sul senso di comunità e sulle colpe di padri/madri sui figli, e viceversa: da un lato Cora prova odio per essere stata lasciata indietro e condannata a una vita di violenze, dall’altro ispirazione, per essere riuscita nell’impresa impossibile della fuga. Dopo l’ennesimo atto di efferato sadismo contro uno degli schiavi, Cora viene convinta da Caesar, uno schiavo che a differenza degli altri sa leggere e scrivere, a tentare la fuga: infatti in questo passato ucronico pre-guerra civile esiste un treno leggendario, gestito in clandestinità da volontari neri e bianchi, che corre sottoterra ed è raggiungibile da botole e passaggi segreti nascosti e protetti.
Ma il treno non significa necessariamente salvezza, anzi, ogni impulso a rivestirlo di un valore simbolico salvifico viene regolarmente demolito dalla narrazione. Cora comincia un viaggio lungo il quale a ogni fermata incontrerà nuove forme di oppressione e barbarie dei bianchi sui neri, alcune più esplicite, altre più striscianti e inquietanti: in ogni caso, non potrà mai fermarsi, anche perché sulle sue tracce, sempre a un passo da lei, c’è l’infallibile cacciatore di schiavi Ridgeway, che oltre ad essere al soldo della famiglia Randall ne fa una questione personale, non essendo mai riuscito a recuperare Mabel.
Senza bisogno di ricorrere in modo esplicito agli stilemi dell’horror, scelta che recentemente ha interessato più volte il racconto della traumatica storia afroamericana, sia al cinema (i film di Jordan Peele) che nelle serie (Lovecraft Country, Them), La ferrovia sotterranea è capace di comunicare l’orrore e la violenza costanti agiti su Cora e sugli altri, nonché la coltre di odio e paura irrazionale che i bianchi frappongono tra loro e i neri, e attraverso i quali giustificano le più folli crudeltà.
Mentre Cora resiste e va avanti, portando addosso i suoi traumi ma anche quelli delle persone incontrate e perdute lungo il percorso, a rendere la serie innovativa e straordinaria è un insieme di scelte che coinvolgono tutti i livelli testuali in modo coerente: la regia di Jenkins e la fotografia di James Laxton sono sfruttate creativamente, gli episodi sono punteggiati di trovate visive e sonore che amplificano, connettono, commentano gli snodi narrativi ed emotivi, e che, nonostante il rischio di sacrificare in approfondimento alcuni personaggi, sono fondamentali per scolpire l’identità di questo potente affresco. Inoltre, si integrano perfettamente una struttura fortemente verticale, fatta di episodi tematici o dedicati ad approfondire singoli personaggi, e un discorso unitario e impietoso condotto a livello orizzontale, che fa emergere, in un modo che rifugge qualsiasi semplificazione, quanto profonde e ramificate siano le radici del razzismo sistemico americano, quanto la storia degli Stati Uniti e i suoi sviluppi sociali siano invischiati nel suprematismo bianco, nello schiavismo e nelle loro conseguenze, quanto qualunque tentativo di edulcorare e riscrivere siano dolorosi e inaccettabili.
La ferrovia sotterranea [The Underground Railroad, USA 2021] IDEATORI Jihan Crowther, Barry Jenkins (dall’omonimo romanzo di Colson Whitehead).
CAST Thuso Mbedu, Aaron Pierre, Joel Edgerton, Peter Mullan, Chase Dillon, William Jackson Harper, Damon Herriman, Lily Rabe, Mychal-Bella Bowman.
Ucronìa, durata 60 minuti (episodio), miniserie.