Una scritta dedicata a Luisa
Il mondo rappresentato in Padovaland di Miguel Vila è la periferia, la dannata periferia. Ci dimentichiamo troppo spesso che vivere ai margini può essere estremamente faticoso. Non mi riferisco solo alla differenza sostanziale tra povertà e ricchezza, ma anche all’impossibilità di poter scegliere con grande ampiezza di vedute gli ambienti sociali nei quali collocarsi. Perché la gente è quella, sempre quella e diventa particolarmente difficile poter variare gli schemi.
E questo sembra dirci Vila con il suo bellissimo esordio: nelle vite di Irene, Andrea, Catia, Giulia e tutti gli altri, c’è un’insofferenza dovuta prima di ogni cosa alla ripetizione. Una ripetizione che purtroppo mai si trasforma in differenza e che pochissime volte permette a chi è al centro dell’azione di comprendere che ciò che gli sta di fronte potrebbe anche contenere sfumature e non solo quell’appiattimento da bianco o nero nel quale finisce per poi crogiolarsi.
Quello che Vila fa in modo astuto è semplicemente giocare con i contrasti e le contrapposizioni, attraverso un’impostazione delle tavole che lascia tanto respiro nella forma quanto riesce a suscitare ansia nei contenuti.
Ci sono infatti ampi spazi bianchi tra i disegni che riempiono le vignette di Padovaland, spazi che per come sono concepiti pare abbiano la funzione di far riflettere lo spettatore su quello che ha appena letto. Sono spazi che vengono spesso anche rimescolati, distanziati, dissezionati. La problematica vita di provincia è legata a quei vuoti, si riflette su quelle assenze di segno, è fatta di reiterazioni che trasformano la realtà in un grande puzzle i cui pezzi sono spesso incombaciabili. Il lavoro di Vila è tutto in questa prossemica: è respiro o apnea. Le crisi psicologiche dei protagonisti, le loro stanchezze, il loro voler apparire diversi da quello che sono è sempre legato a un deambulare tra l’essere immobili di fronte al tutto e il muoversi continuamente senza riflettere sulle conseguenze dei propri gesti.
Ciò che emerge è la capacità immensa di Vila di delineare con perfezione chirurgica il ritratto di un’umanità che esprime i suoi caratteri attraverso le attitudini più nascoste; questo deriva da un mondo esterno osservato con grande attenzione, che svela al disegnatore/narratore espressioni sociali che probabilmente egli non avrebbe mai immaginato potessero esistere. Sentimenti ambigui e azioni senza molto senso: di questa materia è fatta Padovaland, una terra dove le cose cambiano nel momento in cui una scritta dedicata a Luisa trasforma radicalmente il suo significato. Detto così può sembrare oscuro, ma se leggerete capirete il perché.
Padovaland [Italia 2020] TESTO E DISEGNI Miguel Vila.
EDITORE Canicola. COLLANA I quindici.
Graphic novel, 160 pagine.