Pensiero è immagine
La rivoluzione interiore. Corpi senza organi nel cinema di David Cronenberg (Aracne Editrice) di Martina Puliatti non è un’ennesima ovvia monografia sul regista canadese; anzi, David Cronenberg non è nemmeno il vero grande protagonista del volume, pur nell’approfondito racconto della sua carriera e nella densità delle analisi e delle riflessioni sulla sua filmografia, così come non sono protagonisti assoluti Antonin Artaud e Gilles Deleuze, le cui weltanschauung sono raccontate in maniera altrettanto precisa.
Il vero protagonista della densa e stimolante trattazione è un concetto che, come tutte le idee che partono dal mondo scandagliandolo nel profondo per volerlo rivoltare completamente, è contemporaneamente concreto ed etereo, potente e sfuggente e soprattutto “in continuo divenire”: il Corpo Senza Organi (CsO), teorizzato da Deleuze e dallo psicoanalista Félix Guattari. In estrema e inevitabilmente schematica sintesi, il CsO è il superamento e la negazione del corpo biologicamente inteso, visto come gabbia imposta dalle varie sfumature del “potere” e della “coercizione” e come negazione del desiderio, il vero motore delle reali possibilità creative ed “esistenziali” dell’uomo.
Il CsO, già evocato nelle utopie dissonanti di Artaud, è stato teorizzato, mutando con coerenza, in una serie di scritti che Deleuze e Guattari hanno realizzato nel corso degli anni, e in qualche modo questo suo “continuo divenire” ha continuato a evolvere nel percorso di David Cronenberg. Il CsO, per fare esempi delle connessioni colte da Puliatti, è stato evocato nel “viaggio al termine della carne umana” di Videodrome o nel “corpo morto e rinato ibridandosi alla macchina” di Crash, fino a caratterizzare per mezzo del concetto doloroso e inevitabile di desiderio l’essenza melodrammatica di molto cinema dell’autore canadese, da La mosca a M. Butterfly.
Il cinema di Cronenberg nella visione dell’autrice non è quindi un bigino che spiega un pensiero filosofico, ma è esso stesso una forma di speculazione, di “pensiero per immagini”, che fa sì che il concetto stesso maturi e si evolva; tanto più considerando che tra il pensatore e il regista c’erano anche ottiche di partenza differenti – l’assenza di un impegno politico esplicito in Cronenberg.
Proprio questo è il punto di forza di La rivoluzione interiore: accendere cioè una luce originale sul rapporto tra cinema e filosofia, all’insegna della continua contaminazione, in cui i rapporti di forza sono in qualche modo pari. Un approccio critico stimolante che, coerentemente con la forza sfuggente del concetto di CsO che si adatta a considerazioni interiori e intime tanto quanto storiche e politiche, permette di addentrarsi nell’altrettanto sfuggente e potente visione del mondo di Cronenberg e di coglierne la sua coerente varietà.
Tra i tanti stimoli proposti, risalta per esempio l’urgenza e l’attualità di molte riflessioni in tempi di sempre più chiaro controllo, per così dire, “tecnocrate” e di sottile negazione omologante di certi aspetti profondi e “veri” dell’uomo.
La rivoluzione interiore. Corpi senza organi nel cinema di David Cronenberg.
AUTORE: Martina Puliatti.
EDITORE: Aracne Editrice. ANNO: 2020.
296 pagine.