La giovanissima Daphne Bridgerton
Nella visionaria Inghilterra del XIX secolo tutte le famiglie aristocratiche, tra cui i Bridgerton, sono in fermento per l’inizio della nuova stagione del debutto in società delle figlie in età da marito.
L’ingenua Daphne dagli occhi da cerbiatto è in costante lotta con gli uomini che la circondano: dal fratello maggiore Anthony a un pessimo e insistente pretendente, fino ad arrivare a Simon, il Duca che le rapisce il cuore. Nel frattempo, seguiamo anche il tortuoso cammino della famiglia Featherington, una più che evidente caricatura dei personaggi di Cenerentola. Somiglianza che raggiunge il suo apice nel corso del sesto episodio, quando una delle tre sorelle improvvisa una canzone che fa rimpiangere Canta usignol interpretata, nel film d’animazione Disney, da Genoveffa. Le storie delle due famiglie si intrecciano nel corso degli episodi e chi le tiene legate è soprattutto l’ignota Lady Whistledown (la cui voce originale è di Julie Andrews), che si diverte a scrivere un bollettino di gossip sulle famiglie aristocratiche più interessanti.
Il glicine sulla facciata della villa della famiglia Bridgerton ci introduce alla smaccata palette di colori che animano la serie Netflix firmata dalla coppia, ormai consolidata, Shonda Rhimes e Chris Van Dusen. Colori pastello, dolcetti, ricchi buffet, balli sfarzosi, pizzi e merletti in ogni dove imbellettano ogni episodio della serie, che attinge esageratamente dall’immaginario di Marie Antoinette di Sofia Coppola. E se la Coppola è rinomata proprio per le originali scelte musicali che caratterizzano i suoi film, in Bridgerton le cover con i violini di alcune canzoni pop degli ultimi anni evidenziano il pessimo gusto nella scelta dell’accompagnamento alle immagini e il disastroso matrimonio sonoro, che risulta inutile e sgraziato.
Bridgerton è una forma di serialità che è difficile, ma non impossibile, inserire all’interno della rosa dei titoli appartenenti alla categoria del guilty pleasure. Questo perché gli intrighi che coinvolgono molti dei personaggi hanno risoluzioni troppo intuitive, celate con abilità da un ritmo rapido. Quest’ultimo però fa assopire le facoltà deduttive di quegli spettatori che si sono abbandonati alla visione passiva nei confronti della serie e del suo politicamente corretto.
Bridgerton si regge sulle fondamenta di teen drama come Gossip Girl, che le conferiscono una superficiale patina contemporanea nonostante l’assenza dei social e dei cellulari, e di serie passate in sordina come Dickinson o Chiamatemi Anna per la caratterizzazione di alcuni personaggi: si pensi alla somiglianza con Eloise Bridgerton e quindi al suo spiccato umorismo, al suo rapporto con il fratello Colin e all’amicizia con Penelope Featherington.
Bridgerton attinge anche da serie sdolcinate e prive di conflitto per la costruzione dei suoi antagonisti e dei conflitti interiori. Quindi si inebria di ironiche idee per risolvere in maniera frettolosa i problemi dei personaggi: come succede anche in Quando chiama il cuore. Un esempio possibile è riscontrabile in alcune azioni di Colin Bridgerton, in particolare quando propone a Marina di fuggire con lui in una cittadina della Scozia (in pratica una Las Vegas inglese), per sposarsi di nascosto e velocemente.
Bridgerton è tratta dal primo romanzo della saga (di successo negli Stati Uniti ed ora in crescita in Italia) di Julia Quinn. La serie punta molto, forse proprio per provocare una reazione strategica da parte del pubblico e della critica, su una rappresentazione spiccata dell’erotismo, alla Cinquanta sfumature di grigio di E. L. James. Infatti, la tematica che continua ad essere al centro dell’attenzione di pubblico e stampa riguarda l’avvicinamento e la scoperta edulcorata della sessualità da parte di Daphne, giovanissima quanto la protagonista di L’educazione sentimentale di Eugénie di Aurelio Grimaldi e sicuramente molto meno destabilizzante di quest’ultima.
Bridgerton [USA, 2020] IDEATORE Chris Van Dusen.
CAST: Julie Andrews, Phoebe Dynevor, Regé-Jean Page, Jonathan Bailey, Luke Newton, Adjoa Andoh, Nicola Coughlan, Claudia Jessie.
Sentimentale/in costume, durata 57-72 minuti (episodio).