Cinema e gioco o gioco e cinema?
A novembre 2019, il primo videogioco sviluppato indipendentemente da Kojima Productions, Death Stranding, ha anticipato profeticamente le chiusure mondiali, facendoci vestire i panni di un corriere eroico, che connette un’umanità chiusa nei sotterranei per ripararsi dalle piogge acide e dalle misteriose BT.
Nonostante la coincidenza favorevole e il pubblico degli appassionati che il creatore di Metal Gear Solid si trascina dietro, il walking simulator più avanzato del mondo non è stato accolto da tutti con entusiasmo e, a giugno 2020, il volto incappucciato di Norman Reedus era impilato nelle scaffalature dei negozi d’usato.
Il motivo di tale insuccesso (Kojima sostiene che le spese di sviluppo siano già coperte dai ricavi ma, tuttavia, un gioco comprato sulla fiducia e poi restituito non affilia l’acquirente) non è da attribuire solamente al fatto che Death Stranding ha confermato tutte le attese – è proprio un gioco dove si cammina, molto, fatto di tempi dilatati e scandito dai bisogni fisiologici del nostro eroico fattorino, che si riposa, si lava e piscia quando necessario – ma anche alla debolezza narrativa che lo caratterizza.
Intendiamoci bene, però: Kojima è ancora un vulcano d’idee. Il futuro prossimo della “United Cities of America” è ricchissimo di intuizioni affascinanti, come la morte spiaggiata che si manifesta nella forma di liquidi fantasmi di petrolio, e dettagli che rendono sfizioso il realismo del contesto, dagli esoscheletri rinforzanti agli spray riparatori che eliminano la ruggine dall’attrezzatura; peccato però che la grande narrazione, già inutilmente involuta, ci sia somministrata con interminabili dialoghi statici, prolissi e sabotati da un umorismo fuori controllo, che ci fa rimpiangere la leggerezza giocosa dei vari Metal Gear.
Tutto ciò, nonostante il gioco vanti un cast prelevato direttamente da Hollywood e dichiari fin da subito, quindi, la propria aspirazione a essere cinema; anche cinema perché, fortunatamente, le ore di gioco superano quelle delle sequenze non interattive, anche se di poco. Così affiancata ai grandi problemi della prolissità e della mancata sintesi tra dramma e commedia, passa in secondo piano la stantia retorica libertaria, che inevitabilmente guida il nostro viaggio a ovest, per congiungere gli stati federali nella moderna frontiera della rete; Kojima vuole rifondare il sogno americano, lo sappiamo fin dai tempi di Metal Gear Solid 2.
Death Stranding in una frase: gioco raffinato e originale anche se ripetitivo, sconsigliabile a chi cerca l’azione rapida e gli scontri a fuoco, ma pessimo film.
Death Stranding [id., Giappone 2019] SVILUPPATORE Kojima Productions.
DISTRIBUZIONE Sony Computer Entertainment, 505 Games.
PIATTAFORME PlayStation 4, PC.
Azione/Fantascienza/Walking simulator.