Quel cambiamento che fatica ad arrivare
Non è così insolito fermarsi a pensare a come si comportassero nella vita privata i nostri “eroi” o i nostri personaggi storici preferiti e lo sa bene Regina King, che con la sua opera prima Quella notte a Miami… ha cercato di immaginare un incontro tra Cassius Clay, Malcolm X, Sam Cooke e Jim Brown. Presentato fuori concorso alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, in verità la pellicola è tratta dalla pièce teatrale omonima scritta nel 2013 da Kemp Powers, qui anche sceneggiatore, e ci racconta l’incontro tra i quattro avvenuto nel febbraio del 1964 dopo la vittoria a sorpresa di Clay per il titolo di campione del mondo dei pesi massimi. L’incontro si svolse tra le mura di una camera del Motel Hampton House di Miami e nessuno sa cosa si siano detti quella sera, ma è interessante seguire ciò che Powers ci racconta. Uno scontro/incontro tra uomini accomunati dalla voglia di rivalsa nei confronti sia della società, sia del bieco suprematismo bianco.
Non serve dire che il clima in cui è ambientato il film fosse rovente per i neri e il loro spazio nel mondo, una consuetudine stupida che ancora oggi, purtroppo, prevale nel sentimento dello statunitense medio e non solo.
L’attualità ci conferma come i neri non siano ancora reputati esseri umani ma bestie che “ragionano e sono mossi dalla violenza”, come spesso viene ricordato nel film. Assurdo e inverosimile? No, i recenti fatti di cronaca e gli atteggiamenti che tutti noi abbiamo davanti agli occhi possono solo confermarlo. E così non resta che riunirsi per cercare di capire come abbattere i pregiudizi e non farsi solo rispettare in quanto sportivi o divi del cinema e della musica, ma in quanto individui.
Regina King dimostra di conoscere bene sia i suoi personaggi – che ama profondamente e lo prova con i tanti primi piani e le soluzioni narrative, che esaltano anche le performance degli attori soprattutto nelle sequenze tra le mura del motel – sia il mezzo cinematografico e, cosa rischiosa per un’opera del genere, non scade mai nel lirismo e nell’idealizzare concetti e parole. La sua regia è pulita e svicola dalla teatralità attraverso, specialmente, le vicende private verticali di Malcolm X e di Cooke, due “semplici” innamorati sia della vita e della propria professione che dei propri affetti. La forza del film è anche questa: rendere “umane” delle icone per dimostrare come tutti noi possiamo lottare per avere una parvenza di giustizia, anche se spesso è difficile ottenere il rispetto. E così il tutto diventa universale, non abbiamo solo la storia di quattro afroamericani, ma quella di quattro ideali che solo altra violenza ha potuto ostacolare. Un film politico, emozionante e incazzato, diretto da una regista che ha ancora molto da dire. Se continuerà il suo percorso, la ascolteremo volentieri con la giusta rabbia.
Quella notte a Miami…[One Night in Miami…, USA 2020] REGIA Regina King.
CAST Kingsley Ben-Adir, Eli Goree, Aldis Hodge, Leslie Odom Jr., Nicolette Robinson.
SCENEGGIATURA Kemp Powers. FOTOGRAFIA Tami Reiker.
MUSICHE Terence Blanchard.
Drammatico/biografico, durata 115 minuti.