Archivio Aperto, 24 ottobre – 6 dicembre 2020
Tutto in otto millimetri
Archivio Aperto, la rassegna annuale di riscoperta del patrimonio cinematografico privato e inedito, organizzata dall’associazione Home Movies, inaugura la sezione Cine-eccentrici dedicandola a Mauro Mingardi. Del regista bolognese sono proposti cinque film restaurati da Home Movies più un breve estratto del documentario a lui dedicato, Un western senza cavalli.
Se immaginiamo che il “centro” sia occupato dall’industria del cinema, allora Mingardi è certamente stato un eccentrico, un artigiano volontariamente confinatosi nella periferia dei festival e dei cineforum, che si è guadagnato il rispetto di alcuni personaggi chiave come Roberto Rossellini e Marco Ferreri.
Dalla proposta di opere restaurate si ottiene un assaggio esemplificativo della sua filmografia, tutta impressa sulle minute pellicole 8mm e Super8. Vediamo il tentativo di fare del cinema di genere, all’americana, ma senza nascondere l’ambientazione italiana e sempre facendo di necessità virtù; film come Alla ricerca dell’impossibile (1962) e Gli usignoli di Rellstab (1984) hanno la propria matrice di riferimento nel cinema gotico e dell’orrore, mentre Raptus (1965) e Vita d’artista (1981) rendono omaggio al thriller e al racconto di serial killer psicopatico, tipicamente statunitense.
L’invenzione scenica e l’effetto speciale artigianale sono spesso il centro, della scena e dell’attenzione, tra grandi castelli di carte, costruzioni di fiammiferi e carillon che proiettano ombre sulle tende di una stanza sigillata; quello di Mauro Mingardi esemplifica tutta l’inventiva del cinema fatto in casa, spesso tra amici e conoscenti, mettendo in campo uno sforzo e delle competenze ben diverse da quelle del comune “cineamatore turistico”. È, però, Il tempo nel muro (1969), l’interpretazione personale di un racconto di Poe, a spiccare nella piccola rassegna, grazie alla rara mistura di sociale e grottesco, di realismo e scelte espressive forti; in esso troviamo i temi e i procedimenti cari a Mingardi, come la malattia mentale, la narrazione psicologica e il colpo di scena che cambia il significato di quanto abbiamo visto in precedenza. Sono rare e preziose le occasioni per vedere le opere di un indipendente come Mauro Mingardi, di un regista che si è costruito da solo il proprio cinema, e i cui film, non circolando nelle sale, esistevano in un esiguo numero di copie prima della digitalizzazione.