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Tenet

sabato 3 Ottobre, 2020 | di Andrea Moschioni Fioretti
Tenet
In sala
5
Voto autore:

Assillando il tempo
Tenet, evento cinematografico post-lockdown, un trattato sulla manipolazione del tempo e dello spazio che si dimentica che la Storia si fa anche con le persone non solo con i fatti. Però un gesto di amore nei confronti del cinema.

Ormai è stato detto da tutti, Tenet rappresenta il ritorno al cinema per molti spettatori dopo i mesi di quarantena, un evento che ha saputo rispettare le attese con un buon numero di presenze (ad oggi in Italia oltre 500.000 spettatori) e un dibattito critico che ne ha esaltato l’importanza. Ora però non resta che cercare di analizzarlo non più come “prima visione”, ma come testo. Non ha senso indugiare sulla trama per non cadere nello spoiler, non ha senso cercare di “capirlo”, non ha senso soffermarsi sulla sua rilevanza psicologica o scientifica, non ha senso accostarlo al cinema di Kubrick o Tarkovskij, non ha senso parlare del suo successo economico; ha ancora senso parlare di Tenet?

La domanda è retorica e in parte provocatoria: il film di Nolan diventa un esempio lampante del percorso autoriale che il regista sta compiendo negli ultimi anni, un percorso fatto di blockbuster che parlano non solo ad un pubblico di riferimento specifico, ma che cerca di accogliere nuovi adepti. Non un film di fantascienza, non un film di spionaggio ma un trattato sulla manipolazione e la distorsione del tempo e dello spazio. Nolan, è scontato dirlo, è un autore cerebrale che non si accontenta di riempire i suoi film di azione fine a se stessa, ma applica un approccio sempre diverso in base alla materia da approfondire. In questo caso il tempo e le conseguenze delle azioni dei personaggi, come ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno dove la corsa contro il tempo di Gordon per non far scoppiare la bomba è simile alla salvezza del mondo che compie il protagonista qui. Salvezza di un’umanità che inconsapevolmente è sotto attacco e continua a vivere la propria vita, ignara, come se niente fosse. E allora non resta che cercare di difenderla, giocando con il tempo modificandone gli istanti e gli eventi senza far capire nulla all’uomo della strada. Come lo spettatore, che si trova disorientato e cerca di tirare le fila di una trama ingarbugliata, una delle accuse che da Inception a Interstellar vengono mosse al regista. Ma sta in tutto ciò l’importanza di Tenet: un film che non si accontenta di mostrare ma stimola lo spettatore a farsi delle domande e a dover ripensare a quello che ha appena visto per molto tempo a venire. Un cinema in continuo movimento che muta con i suoi personaggi e riformula l’idea di intrattenimento, che però si dimentica che la Storia oltre ai fatti ha bisogno anche delle persone. Sono tanti i momenti in cui battute e atteggiamenti dei personaggi si perdono nelle meravigliose sequenze di azione, anche se, soprattutto nei dialoghi, la cosa sembra “voluta” come se le parole si debbano necessariamente sciupare nel tempo. Come i mesi pandemici appena trascorsi in cui un lockdown ha fermato superficialmente tutto, mentre in realtà qualcosa stava mutando sia nelle persone che nell’ambiente. Nolan non dà tregua e riempie la pellicola di minuzie significanti, dettagli ossessivi come nella lunga sequenza in autostrada dove anche il minimo movimento è “studiato”, accompagnati da una colonna sonora martellante e cadenzata per sottolineare l’intensità della vicenda. Tutto qua? No, c’è l’amore di Nolan per la “macchina” cinema (effetti speciali apparentemente artigianali, utilizzo del ralenti e dell’inversione), la volontà di creare un evento, lo spettatore consapevole e curioso, la voglia di ritornare in sala per riprenderci il nostro tempo che è mutato senza che noi ce ne accorgessimo. Tabula rasa, adesso ripartiamo in velocità normale.

Tenet [id. Gran Bretagna, USA 2019] REGIA Christopher Nolan.
CAST John David Washington, Elizabeth Debicki, Robert Pattinson, Dimple Kapadia, Aaron Taylor-Johnson, Clémence Poésy, Michael Caine, Kenneth Branagh. SCENEGGIATURA Christopher Nolan. FOTOGRAFIA Hoyte Van Hoytema. MUSICHE Ludwig Göransson.
Azione, durata 150 minuti.

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