31° Trieste Film Festival, 17-23 gennaio 2020, Trieste
Il racconto di un naufragio totale
Il corpo, il sesso, il piacere. Un naufragio. Naufragare: è questo il verbo che costruisce e su cui si fonda la poetica di Padrone dove sei, il film di Carlo Michele Schirinzi, storico dell’arte e artista che va ben oltre il cinema, in concorso nella sezione Premio Corso Salani alla 31^ edizione del Trieste Film Festival.
L’autore autarchico, sincero e personale ( la morte della madre ) porta lo spettatore vicinissimo al corpo, nel momento dell’estasi, tra liquidi seminali, organi sessuali, ma anche tra arte, schizzi realizzati a china dallo stesso Schirinzi e musica. Ci sono le immagini di Google, le citazioni, i video “rubati” da YouTube che si fanno sguardo sul passato e sull’arte, e c’è il dolore che strappa le carni e che emerge dalle materne mani guardate su un letto d’ospedale. Padrone dove sei riflette sulla visione e sul gesto artistico, sulla composizione e sulle combinazioni tra materia e sublime, tra carnalità e “divino”, corporeità e natura. “A mia madre” è la dedica, che sembra a prima istanza incomprensibile, quasi “blasfema”, con cui si apre il lavoro, che diventa poi una riflessione sul corpo, sulla masturbazione, sulla “carezza”, sull’(auto)estasi e sulla disperazione. E su molto altro ancora perché il film di Schirinzi ha molteplici genesi e tanti livelli, lampi e folgorazioni ma anche profonde e intime riflessioni. La morte della madre è ciò che fa rivalutare la masturbazione: se durante l’adolescenza la masturbazione è carezza, protesi dell’amore materno, la mancanza di colei che rappresenta tale gesto ne è la negazione. “La tua assenza è un assedio” (Piero Ciampi) è una delle frasi che costruisce il magma narrativo di questo intricato percorso: statue in estasi, icone rock, dettagli di carne, liquido e pioggia. Bataille, Bene, Deridda, Angela da Foligno si mescolano e creano qualcosa di misterioso, estatico e “pornografico” nella concezione di Baudrillard, talmente vicino da perderne i contorni. Ogni forma è senza forma, i contorni si fanno più rarefatti e al centro ci sono pulsione, disperazione, visione di qualcosa che è miraggio. Padrone dove sei non “concede” boe, è un naufragio totale: e così come per il santo anche per l’uomo, nell’accecamento, l’occhio va dentro e perde acqua tanto da «lavarsi gli occhi». Padrone dove sei tocca a distanza, rompe gli equilibri e nello stesso tempo li ricostruisce, è un’opera che (si) tocca, di suoni e parole disperate, di sguardi dentro “alla ricerca di” e pura materia da sfiorare, è “pietra che diventa carne che diventa pietra (che diventa lacrima che diventa sperma)”. È un corpo narrativo e visuale che respinge e cattura, è un occhio che inonda e si inonda con qualcosa di incontrollabile e intimo che parte dal corpo per sublimarsi nell’arte.
Padrone dove sei [Italia, 2019] REGIA Carlo Michele Schirinzi.
CAST Salvatore Bello, Matteo Gravante, Francesco Cottone, Julie Seagull
SOGGETTO Carlo Michele Schirinzi; SCENEGGIATURA Carlo Michele Schirinzi; FOTOGRAFIA Carlo Michele Schirinzi; MUSICA Carlo Michele Schirinzi, Hamid Mirzaee, Salvatore Bello, Stefano Cosi; MONTAGGIO Carlo Michele Schirinzi.
Drammatico, durata 82 minuti.