12° Archivio Aperto, 25 ottobre – 7 dicembre 2019, Bologna
Mekas: una vita per il cinema, un cinema-vita
L’edizione 2019 di Archivio Aperto, la dodicesima, si è aperta con un omaggio alla figura di Jonas Mekas, curato da Paolo Simoni e Giulia Simi. Meritano una visita le installazioni nella sede bolognese di Home Movies, in via Sant’Isaia: in particolare, Jonas’ Tree di Giuseppe De Mattia, che ci permette, salendo le scale del palazzo, di ripercorrere alcune delle tappe fondamentali della vita di Mekas, tra le parole dei suoi diari e gli oggetti-feticcio a cui ha affidato la speranza di superare la solitudine dell’esule.
Imperdibili sono state le proiezioni, nel fascino del 16mm, di tre film di Mekas, un assaggio della sua poetica dello spaesamento. Si è cominciato, nella serata del 25 ottobre, con il reading di Emidio Clementi e la sonorizzazione di Massimo Pupillo, ad accompagnare le immagini del corto Williamsburg, Brooklyn (dal nome del quartiere di New York dove Mekas e il fratello Adolfas, presenza costante nei suoi film, vanno a vivere, appena sbarcati negli Stati Uniti). Nei pochi minuti di durata, non mancano alcune delle immagini che ricorrono spesso, quasi come una punteggiatura visiva, anche in altri film di Mekas: i bambini che allo sguardo onnicomprensivo della cinepresa sembrano richiamare l’età felice dell’infanzia del regista, i suonatori di fisarmonica (categoria a cui lo stesso Mekas apparteneva), i panni stesi ad asciugare, la gente comune che parla, mangia, beve, per le strade della città o nei parchi. E poi i matrimoni, topos indiscusso di innumerevoli film di famiglia che Archivio Aperto, negli anni, ci ha insegnato ad apprezzare.
Una didascalia su sutte ci colpisce, nella sua potenza diaristica e lirica: «Thru the street of Brooklyn I walked my heart crying for loneliness». Perché quello di Mekas è un cinema in prima persona, anche se non dimentica mai l’appartenenza comunitaria a una nazione, la Lituania, occupata prima dai nazisti e poi dagli stalinisti. E dunque, la comunità lituana a New York è, sin dai primi film, al centro dell’attenzione di Mekas, nei suoi rituali, nel tentativo ammirevole di conservare le proprie tradizioni, in un altro continente.
Nella parte finale del corto, a colori, le riprese che Mekas fa negli stessi luoghi, nel 1972, lo stesso anno di Reminiscences of a Journey to Lithuania, il lungometraggio che invece mostra, nella parte centrale, il ritorno di Mekas in Lituania, nei posti dove ha vissuto, tra la mamma iperattiva, classe 1887, e lo zio che consigliò a Jonas e Adolfas di andare a Ovest e vedere il mondo. «We are still going», ci ricorda la voce over del regista.
Nelle inquadrature, come al solito brevissime e frenetiche, la casa di Semeniskiai in cui Mekas torna dopo venticinque anni. Si canta, si balla, si scherza. Si dorme sul fieno, a casa del fratello Petras, si sta a contatto con la natura, con gli animali. La madre di Mekas rammenta come per un anno intero la polizia attese il ritorno di Jonas, dopo il tentativo di fuga in Austria e l’internamento in un campo di lavoro ad Amburgo, il luogo visitato nella terza parte del film: «Solo l’erba ricorda che qui c’era il campo di prigionia».
Quattro anni dopo, nelle tre ore del torrenziale e magnifico Lost, Lost, Lost, Mekas intreccia mirabilmente l’aspetto politico del suo cinema, quello che fa riferimento all’esilio, alla condizione di “displaced person”, con uno sguardo di rara sensibilità su New York, negli anni dal ’49 al ’63. È un film-flusso, fatto di attimi irripetibili, eppure così intensi nel ricordo del regista e poeta lituano, nella forza delle sue immagini-mondo («It’s my nature to record everything», «I have lost too much»): dalle manifestazioni di protesta ai momenti privati di fugace felicità, dal primo film mai terminato ai buffi haiku, il caos ordinato di Mekas si nutre di tutto ciò che si offre allo sguardo della cinepresa, giorno per giorno. Di sé e dell’amico Ken Jacobs, che filma alcune delle immagini straordinarie nella parte finale, Mekas dice: «We were the monks of the order of cinema». E noi non possiamo non dirci mekasiani.
Williamsburg, Brooklyn [id., USA 2003] REGIA Jonas Mekas.
Sperimentale, durata 15 minuti.
Lost, Lost, Lost [id., USA 1976] REGIA Jonas Mekas.
CAST Peter Beard, Ed Emshwiller, Ken Jacobs, Adolfas Mekas, Jonas Mekas.
Sperimentale, durata 180 minuti.
Reminiscences of a Journey to Lithuania [id., USA/Germania 1972] REGIA Jonas Mekas.
CAST Jonas Mekas, Adolfas Mekas, Ken Jacobs, Annette Michelson, Hermann Nitsch, Peter Kubelka.
Sperimentale, durata 88 minuti.