Presente Italiano, 1-6 ottobre 2019, Pistoia
Scoprire il cinema nel suo farsi
È un altro film sul tempo che scorre, Selfie, dopo il dittico Intervista a mia madre (2000) e Le cose belle (2013), realizzato con Giovanni Piperno. Se in questi due film precedenti Agostino Ferrente tornava a intervistare a distanza di una decina d’anni dei ragazzini campani, per verificare quante delle loro speranze si fossero realizzate, nel passaggio alla vita adulta, invece in Selfie il periodo delle riprese corrisponde a circa un anno.
Ma lo scavo di Ferrente va più in profondità, il flusso di informazioni arriva allo spettatore direttamente dai protagonisti Alessandro e Pietro, che fungono da operatori filmando la loro vita quotidiana con l’iPhone del regista. Dunque, dello stile del documentario tradizionale rimangono solamente alcune interviste agli altri giovani abitanti del Rione Traiano, mentre la regia di Ferrente si fa invisibile, eppure controlla perfettamente la narrazione, senza moralismi né segreti intenti manipolatori. Ne viene fuori un film di straordinaria immediatezza, che è anche una grande storia d’amicizia.
Si pensi, per esempio, alla tenerezza della scena in cui Alessandro incoraggia Pietro e gli asciuga il sudore, nella faticosa salita al quartiere ricco di Posillipo. Oppure al momento di grande affetto in cui i due festeggiano il compleanno di Pietro. Di sicuro, Ferrente ha la capacità di rappresentare la profondità dei sentimenti delle persone coinvolte nel film, affidandosi al loro linguaggio, anche alla musica neomelodica che ascoltano. Sono proprio queste canzoni che aiutano la gente del Traiano a superare gravi difficoltà personali e familiari, dai parenti incarcerati ai lutti da elaborare. Come quello per Davide Bifolco, il diciassettenne che proprio in quel rione viene ammazzato da un carabiniere, nel 2014.
Ferrente, attraverso le immagini di Alessandro e Pietro, cerca di ricostruire l’accaduto, con le testimonianze del padre della vittima, Gianni, e del fratello Tommaso. La materia è delicatissima, ma Ferrente non vuole girare un film d’inchiesta, né inseguire una facile spettacolarizzazione del dolore. Tutto è raccontato con grande pudore, in questo film che sembra farsi da sé e mostrare il cinema nel suo farsi, come processo di penetrazione ed esplorazione della vita.
Alessandro e Pietro iniziano a filmarsi per gioco, ma poi acquisiscono una coscienza delle scelte che ogni film porta con sé: Alessandro vuole che siano solo “le cose belle” a entrare nel film, mentre per Pietro è giusto includere le scene con le pistole, girate insieme a dei tipi loschi, che rimandano a un immaginario alla Gomorra. L’estetica del selfie, così, dal vuoto pneumatico di Instagram a cui siamo abituati, nel film di Ferrente si nobilita di intenti, completamente realizzati, che non sarebbero dispiaciuti all’avanguardista Astruc della “caméra-stylo”.
Selfie [Italia/Francia 2019] REGIA Agostino Ferrente.
CAST Alessandro Antonelli, Pietro Orlando, Tommaso Bifolco, Gianni Bifolco.
SCENEGGIATURA Agostino Ferrente. FOTOGRAFIA Alessandro Antonelli, Pietro Orlando.
MUSICHE Andrea Pesce, Cristiano De Fabriitis.
Documentario, durata 76 minuti.