Da Jack London al Novecento
Con Martin Eden Pietro Marcello realizza non solo il suo primo lungometraggio totalmente di finzione, ma anche la sua opera più difficile e rischiosa, soprattutto nel suo tentativo di adattare un romanzo dal grande afflato narrativo con lo sguardo poetico e documentaristico tipico del regista casertano.
Tratta dal capolavoro omonimo e parzialmente autobiografico di Jack London, l’opera si svolge in una Napoli acronica (a differenza del libro, ambientato invece nella California dei primi anni del Novecento) e vede come protagonista Martin Eden, un marinaio poco istruito che per amore della borghese Elena comincia a studiare da autodidatta appassionandosi sempre di più alla scienza e alla letteratura, fino a voler diventare egli stesso uno scrittore. Da questo momento, l’uomo inizierà un percorso che lo porterà al successo ma anche al declino.
Pur restando fedele agli snodi principali del romanzo, risulta evidente che all’autore italiano non interessa tanto la vicenda in sé (e, infatti, alcuni passaggi narrativi risultano un po’ meccanici e non tutti i personaggi sono approfonditi adeguatamente), quanto realizzare un ritratto più ampio dei moti e delle contraddizioni del Novecento e – più in generale – dell’uomo, facendo di London e del suo personaggio i simboli di un secolo e di un’umanità divisi tra socialismo e liberalismo, evoluzionismo e marxismo, successo economico e declino morale, conformismo borghese e vitalità individuale.
Un’ampiezza di sguardo che emerge dalle numerose sequenze girate con uno stile documentaristico (intente soprattutto a riprendere la Napoli proletaria), dalla decisione di mantenere il nome inglese del protagonista (un riferimento all’universalità della sua figura) e dalla scelta di unire i caratteri storici del primo Novecento ai costumi e agli oggetti degli anni Sessanta e Settanta. Una profondità confermata ed evidenziata anche dall’uso frequente del materiale d’archivio, intelligentemente sfruttato in funzione simbolica, dialettica e, talvolta, persino immaginifica.
Qui, dunque, la mancanza di compattezza narrativa viene compensata dalla ricchezza di suggestioni visive/intellettuali e dalla compresenza di materiali molto diversi tra loro, che rendono il film un adattamento assolutamente libero e originale. E, d’altronde, Marcello non è un autore dallo stile classico, come dimostra la regia, irregolare nei movimenti di macchina e nel montaggio, capace però di trasmettere efficacemente lo stato d’animo dei protagonisti, in particolare di Martin ed Elena.
Elementi che – insieme alla grande interpretazione di Luca Marinelli – fanno di Martin Eden un lavoro tanto suggestivo quanto complesso, tanto affascinante quanto stratificato, tanto irregolare quanto pregnante. Tra i migliori di Venezia 76.
Martin Eden [id., Italia/Francia 2019] REGIA Pietro Marcello.
CAST Luca Marinelli, Jessica Cressy, Vincenzo Nemolato, Marco Leonardi, Denise Sardisco.
SCENEGGIATURA Maurizio Braucci, Pietro Marcello (liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Jack London). FOTOGRAFIA Francesco Di Giacomo, Alessandro Abate. MUSICHE Marco Messina, Sasha Ricci, Paolo Marzocchi.
Drammatico, durata 129 minuti.