Il tradimento degli eroi
È una coproduzione internazionale Wasp Network di Olivier Assayas, a cui il brasiliano Rodrigo Teixeira della RT Features ha offerto la regia del progetto, dopo aver acquistato i diritti del libro di Fernando Morais Os Últimos Soldados da Guerra Fria.
È una storia (vera) di spie cubane castriste, tradimenti e menzogne, ambientata negli anni successivi alla caduta del muro di Berlino, quando i tentativi di far cadere Fidel Castro non esitarono a sfociare nel vero e proprio terrorismo. Assayas, confermando perlomeno la grande versatilità di regista a suo agio tanto con i sentimenti quanto con l’azione, racconta la vicenda con un occhio all’intrigo narrativo, alle scene violente, alla spy story tradizionale, e l’altro alle tormentate dinamiche famigliari e relazionali dei protagonisti. A questo proposito, interessante notare come sia proprio il diverso legame con la partner a differenziare Gonzalez e Roque. L’arrivo dei due piloti cubani negli Stati Uniti e la determinazione con cui si fanno strada professionalmente sembrano destinarli a una sorte simile. Ma Roque abbandona la moglie Ana, incinta, per tornarsene a Cuba e in tv dichiara che la cosa che gli mancherà di più di Miami è la sua Jeep Cherokee. Gonzalez, invece, pur avendo scelto di lasciare da sole a Cuba, per molto tempo, la moglie Olga e la figlioletta Irma, pare in qualche modo conservare un legame affettivo con la sua famiglia e mira, idealismo e strategia politica permettendo, a un ricongiungimento duraturo, sia pur continuamente rimandato.
In questo film corale, scritto in modo da privilegiare il racconto degli eventi, nella loro reazione a catena, l’approfondimento psicologico dei protagonisti non sembra la principale preoccupazione dell’autore. Proprio per questo, dalla manipolazione dei personaggi da parte della sceneggiatura, dal flusso vorticoso degli accadimenti che li travolgono, si salva solo qualche primo piano di Penélope Cruz, l’unica tra gli interpreti ad aggiungere emotività e sensibilità al gioco controllatissimo dei campi, controcampi e dei movimenti di macchina.
Se apparentemente appare come uno dei film meno personali di Assayas, però Wasp Network contiene in sé alcuni degli elementi cardine della sua poetica: la preferenza per una rappresentazione realistica, il tema della continua transizione, del movimento imperterrito, e l’interesse per le epoche più inclassificabili, come quella che stiamo vivendo, quelle che raccolgono i cocci di grandi costruzioni ideologiche, culturali, dell’umanità, ormai crollate (qui l’equilibrio mondiale USA-URSS). Le immagini degli attentati terroristici degli anticastristi e delle imbarcazioni che trasportano i profughi cubani in fuga ricreano un passato che ci appare, nella sua crudeltà, sin troppo vicino.
Wasp Network [id., Francia/Spagna/Brasile/Belgio 2019] REGIA Olivier Assayas.
CAST Edgar Ramírez, Penélope Cruz, Wagner Moura, Ana de Armas, Gael García Bernal.
SCENEGGIATURA Olivier Assayas. FOTOGRAFIA Yorick Le Saux, Denis Lenoir.
MUSICHE Eduardo Cruz.
Spionaggio, durata 123 minuti.