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Two for Joy

sabato 1 Giugno, 2019 | di Francesco Grieco
Two for Joy
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La guerra di Troy
Il lutto, la disgregazione del nucleo familiare, l’intervento violento del caso, l’adolescenza difficile sono i temi principali di Two for Joy, proiettato durante il 20° Festival del Cinema Europeo di Lecce: un esordio di grande interesse e potenza, crudo e asciutto, sul modello della grande tradizione del cinema britannico del realismo sociale (Ken Loach, Mike Leigh).

Beard, che ha anche sceneggiato il film, dirige sapientemente un cast perfetto, dagli adulti Samatha Morton, Daniel Mays e Billie Piper ai più giovani Bella Ramsey, Emilia Jones e Badger Skelton. Quest’ultimo, intensissimo nel ruolo di Troy, offre una prova davvero memorabile. Pur nella coralità del film, molto ben orchestrata, lo spettatore è portato a identificarsi maggiormente con il punto di vista di Troy, sempre presente nelle scene decisive del film. Ed è, infatti, su un suo primo piano che il film si chiude.
Orfano di padre, ha un carattere indipendente e vive con la madre depressa, Aisha, che non è riuscita a superare il lutto per la morte del marito, e la sorella maggiore, la quindicenne Vi, che invece sembra aver reagito meglio. Un ragazzo più grande, con cui Troy va a pescare, lo coinvolge come complice in una rapina. Non è l’unica esperienza traumatica per lui. Infatti, in una scena notturna e psichedelica – mischiare alcool e antidolorifici non è proprio una buona idea –, Troy assiste, impotente, alla morte di un altro dei personaggi principali. Da un punto di vista narrativo, questo evento improvviso, totalmente inaspettato per chi guarda il film, è una dimostrazione del grande coraggio di Beard come sceneggiatore.
Non si può dire che Two for Joy contenga sequenze-riempitivo. Tutto sembra assolutamente necessario al racconto e alla caratterizzazione dei personaggi. L’economia espressiva della regia è ammirevole. La delicatezza con cui rappresenta ben due famiglie disfunzionali, nella loro interazione, è un dono raro. Non c’è sentimentalismo nel film. Molti dati vengono comunicati in maniera indiretta e perciò più efficace. Si pensi a come viene resa la complicata situazione di Miranda, la ragazzina esuberante e irascibile con cui Troy fa amicizia, nel corso di una gita al mare con la famiglia: Troy la nota per la prima volta, mentre la madre Lillah le urla contro, e la minaccia, invitandola a comportarsi correttamente e nominando i servizi sociali. In seguito, notiamo che Miranda ha anche dei lividi sulla spalla: il padre, che non compare mai, la picchia.
Lo zio Lias, fratello di Lillah, insieme a Vi è una delle figure più positive del film. Eppure, quando scopriamo che ha un figlio, ma non lo vede mai, crolla anche l’unica figura paterna presente e valida. Padri assenti, madri sbandate, ragazzini abbandonati a se stessi: nel Paese della Brexit, la società, al livello cellulare della famiglia, è in rovina. Ma Tom Beard crede ancora nell’energia dei giovani. Il suo film è dedicato a loro e l’uccello libero, fuori dalla gabbia, di una delle ultime scene è l’immagine ideale della loro libertà.

Two for Joy [id., Gran Bretagna 2018] REGIA Tom Beard.
CAST Samantha Morton, Badger Skelton, Bella Ramsey, Billie Piper, Daniel Mays.
SCENEGGIATURA Tom Beard. FOTOGRAFIA Tim Sidell. MUSICHE Rodaidh McDonald.
Drammatico, durata 90 minuti.

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