Altrove
Mosto è la raccolta delle illustrazioni del giovane e promettente Samuele Canestrari. Sono tavole che trasportano nel territorio della suggestione, in un altrove in cui accenni quasi distopici e apocalittici si accompagnano alla forza della memoria e agli echi del passato. Fossimo banali e seguissimo le strade più battute, ci troveremmo in difficoltà non sapendo come sfruttare il trucchetto di riempire buona parte dei caratteri a disposizione sintetizzando la trama.
Mosto, nome che già di per sé trasmette un’idea di malinconica tradizione – quasi una madeleine più ruspante e contadina –, infatti non è una graphic novel, non ci racconta chiaramente una storia; allo stesso tempo però, tra gli inevitabilmente numerosi spunti che un’opera rarefatta del genere può far nascere, non appare come una raccolta di illustrazioni slegate tra loro e collegate esclusivamente dallo stile dell’autore. Tutto crea un altrove oltre il tempo, e in questo altrove alla fine una “storia” può emergere.
Canestrari inizia con tre tavole che suggeriscono uno scenario apocalittico. Nella prima, un enorme topo è sdraiato su un aereo che sorvola un territorio sul cui sfondo pare infuriare un incendio; nella seconda, due uomini sembrano in fuga su una barca a remi sotto il diluvio; nella terza, quattro ripetitori svettano come abbandonati in un panorama desolato su cui aleggia l’ombra dell’abbandono. Il bianconero nervoso, teso, espressionista, quasi indefinito di Canestrari, il gioco furioso di luci e ombre con cui “racconta” il paesaggio, danno a queste tre tavole un’atmosfera inquieta, come se stessero raccontando un disastro e fotografando la fine.
Se fino a questo momento l’altrove in cui ci ha accompagnato Canestrari trasmette la paura tipica del futuro minaccioso e dell’apocalisse, il tono muta e si trasforma in una malinconia più elegiaca e tenera quando inizia la galleria di ritratti che ci porterà fino all’ultima pagina. Sono ritratti che riaprono le porte della memoria: contadini ruvidi, donne fiere, preti, massaie, folli, una coppia, una musicista, un nonno con il nipote, molti dei quali presi in atti quotidiani come versarsi un bicchiere di vino o mangiare. È una galleria che forma un amarcord di tipi e figure provenienti dalla vecchia civiltà contadina, pulviscoli che tornano dal passato. Sono personaggi in cui dettagli precisi e carichi convivono con altri sfuggenti, indefiniti, oppure assenti – un volto senza occhi, un lineamento che sfuma, un viso che scompare –, ancora una volta grazie alla tensione stilistica creata dal gioco tra il bianco e il nero. Sono come fantasmi. Ecco, Mosto è un racconto gotico, una storia di fantasmi che portano con sé il valore della memoria, della testimonianza e del ricordo e che invadono, come ultime indefinite vestigia di ciò che fu, il futuro cupo e la modernità decaduta che hanno aperto il volume.
Mosto [Italia 2019] TESTO e DISEGNI Samuele Canestrari.
EDITORE Maledizioni.
Illustrazioni, b/n, 45 pagine.