Una figura non basta
Che le vicende del Commissario Spada, scritte da Gianluigi Gonano e disegnate da Gianni De Luca, siano state pubblicate su Il Giornalino, storica rivista della San Paolo ancora in piena attività, stupisce; ma oltre a stupire dà subito, un istante dopo, l’idea di un contesto dai meccanismi totalmente differenti, che noi italiani abbiamo mandato giù e dimenticato, tanto che, anche nel dibattito politico e sociale di tutti i giorni, gli anni di piombo sembrano più lontani di quanto lo sia il secondo dopoguerra.
Il Giornalino, rivolto ai giovanissimi, ha avuto tra le sue firme molti nomi noti del fumetto italiano (Jacovitti, Sclavi, Milazzo, Cavazzano… ) ed ha una storia di tutto rispetto; è però inevitabile che le sue pubblicazioni abbiano cercato di proporre un sistema di valori consolidato e adeguatamente indirizzato. Sfogliarlo oggi e contemporaneamente sfogliare uno dei volumi che hanno raccolto le storie più famose di Spada – l’edizione Mondadori Oscar Ink con tutte le storie, la Mondadori Best Sellers, i volumi della BD o il volume della collana Classici del Fumetto di Repubblica – è un’esperienza che restituisce la frattura dei tempi e tutta l’intensità di un’opera per certi versi unica. Dice lo stesso Gonano che scrivere le storie del Commissario Spada implicava una presa di posizione, ma che nel loro lavoro in fin dei conti non ne presero nessuna. Scegliere una parte avrebbe voluto dire semplificare, accettare ogni compromesso e ogni silenzio posto a requisito di una fazione. Ma Spada – e qui è la ricchezza, tuttora vivissima, del personaggio – è un uomo scisso, plurale, che ha un piede nel sistema ed uno al di fuori, uno nell’efficienza dell’agire ed uno nella difficoltà del pensare. Qualora il suo animo dubitativo prendesse il sopravvento, Spada sarebbe il più inservibile dei poliziotti. Allo stesso modo degli autori, se essi avessero preso una posizione netta, forse le diciotto storie non avrebbero visto la luce e a noi mancherebbe uno dei ritratti più vivi del clima di fine anni ‘70.
Tanta indecisione e polivalenza nega anche la semplicità del disegno: De Luca partendo infatti da un realismo raymondiano, solo venato da un espressionismo dei volti e dei corpi, giunge nelle ultime storie – la trilogia di Terroristi (1979), Fantasmi (1982) e quel piccolo capolavoro di sintesi e lucidità che è Strada (1979) – ad uno stile personalissimo e molto sperimentale che fa della frammentazione e della contemporaneità due strumenti grafici strabilianti. Le pagine, viste come blocco unico si intersecano, si scambiano le figure, invadono l’una i contorni dell’altra: la vignetta da sola non basta, l’immagine singola non basta, la figura vera e propria sta nell’accostamento, nella somma, nel contrasto. Così come della realtà non c’è più una rappresentazione che sia univoca così nei riquadri di De Luca coesistono più sagome dello stesso personaggio, le sue parole e i suoi pensieri, le sue azioni e i suoi ricordi. Parimenti la vicenda pubblica di Spada coesiste col privato, le sue difficoltà di padre vedovo, la sua insoddisfazione meta-fumettistica di essere sempre visto come un personaggio di carta e non come un uomo vero, a sua volta incapace di dialogare da pari con il figlio che è un cratere sempre più prossimo all’esplosione, proprio come quei tempi temibili coi quali, ancora, non sappiamo stare faccia a faccia.
Il Commissario Spada [Italia 1970-1982]
TESTI Gianluigi Gonano. DISEGNI Gianni De Luca.
EDITORE Mondadori (edizione integrale, 2018)
Poliziesco, 704 pagine, b/n e a colori.