Il paradiso terrestre di Donald Glover
La splendida (e fittizia) isola caraibica di Guava, narra la voce di Rihanna all’inizio di Guava Island, era sorta dal mare come un paradiso terrestre benedetto dagli dei, finché a causa dell’avidità degli uomini non si trasformò in un luogo molto meno piacevole. Oggi gli abitanti di Guava sono oppressi dal dittatoriale Red Cargo, che li costringe a lavorare nelle sue fabbriche senza neanche un giorno di pausa. Deni Maroon, interpretato da Donald Glover, è un musicista innamorato di Guava che, contro il volere di Red, decide di organizzare un festival musicale per allietare gli isolani oppressi.
Questo è il primo film diretto da Hiro Murai, regista di vari video di Childish Gambino/Donald Glover e di molte puntate di Atlanta, la serie tv con protagonista sempre Glover. Il mediometraggio è costruito attorno alle canzoni dell’ultimo album di Glover e assume una strana forma ibrida: non è un vero e proprio film alla Purple Rain, ma non è neanche un “visual album” alla Lemonade di Beyoncé.
Molto di Guava Island è strepitoso: la sequenza animata che apre il film è talmente deliziosa da far quasi sperare che tutti i 55 minuti siano così. Ad ogni modo, la parte live action è altrettanto splendida a livello visivo, una commistione perfetta di colori e composizione che crea un’atmosfera così viva che sembra davvero – e io di solito odio queste figure retoriche – di sentire il sole e i profumi di Guava. Nella sua semplicità, la storia del film è appassionante e coinvolgente, e le dinamiche tra i personaggi sono delineate con tocco esperto e interpretate con sensibilità.
Impossibile da ignorare è il fatto che Donald Glover (che in passato si è già paragonato a Gesù, tanto per dire) sia il centro assoluto di questo film, e che il resto sia solo funzionale al suo ruolo. La co-protagonista, spinta ai margini del film quasi immediatamente, è una bravissima Rihanna (RIHANNA!) che non canta e non balla. Per quanto la sua sola presenza sia sufficiente a illuminare la scena, è bizzarro che questo sia il suo ruolo in un film che ruota tutto attorno alla musica e all’arte.
Quello che è davvero problematico del film è l’ingenuità con cui Glover si fa portavoce di messaggi sull’importanza dell’arte come strumento contro il consumismo/capitalismo; mentre parlare di questi argomenti è cosa buona e giusta, farlo in quello che è essenzialmente un vanity project risulta stridente nel migliore dei casi. É infatti piuttosto ironico ascoltare messaggi anticapitalisti e antisfruttamento in un film presentato sia al Coachella, paradiso degli influencer (in contemporanea con l’annuncio della collaborazione di Glover con Adidas, accusata da decine di anni di produrre i suoi capi con manodopera sfruttata), sia in streaming su Amazon, un gigante non certo conosciuto per le sue pratiche a favore dei lavoratori. In conclusione, Guava Island è sì un mediometraggio splendido e accattivante sotto il profilo estetico e musicale, ma che purtroppo contiene anche un messaggio piuttosto ingenuo e poco coerente con il proprio contesto produttivo e distributivo.
Guava Island [id., Stati Uniti 2019] REGIA Hiro Murai.
CAST Donald Glover, Rihanna, Nonso Anozie, Letitia Wright.
SCENEGGIATURA Stephen Glover. FOTOGRAFIA Christian Sprenger. MUSICHE Michael Uzowuru.
Musical/thriller, durata 55 minuti.