Il tempo del giudizio
Esiste una sorta di fascinazione per le pellicole che narrano una storia in cui il tempo di racconto corrisponde al tempo di durata. Una limitazione dell’eterogeneità a favore della fascinazione di una storia, che si svolge parallelamente allo scorrere del tempo spettatoriale.
Nasce una sorta di patto preventivo tra autore e spettatore, in cui il racconto ci garantisce di eliminare i vuoti del reale senza far uso di alcuna ellissi, garantendo l’adesione della durata al tempo effettivo. Un patto che Il colpevole – The Guilty rispetta, ambientando tutta la vicenda all’interno di un ufficio di pronto intervento e prendendo inizio da una telefonata ricevuta da Asger, poliziotto parcheggiato in quella posizione perché in attesa di giudizio su un caso che precedentemente lo ha coinvolto. È chiaro che quella posizione viene vissuta da Asger come un purgatorio in attesa di ritornare sul campo, annoiato tra telefonate di furtarelli e piccoli incidenti, ma il caso del rapimento di una donna, trasportata dentro un furgone, lo coinvolge ben più di quanto dovrebbe. Asger immobilizzato nella sua postazione lavorativa, decide di scavalcare il proprio ruolo di coordinamento per diventare parte attiva dell’azione, attraverso l’unico strumento a sua disposizione, il telefono.
Il colpevole ci pone di fronte a una situazione simile a quella de La finestra sul cortile, con la differenza che al posto del teleobiettivo di James Stewart abbiamo l’auricolare di Asger come testimone diretto della vicenda, ma che di fatto ne fa anche attore attivo alla vicenda. L’azione viene costantemente rimandata a un fuori campo assoluto, l’immaginazione diviene in questo caso l’unico visibile possibile sulla vicenda, provocando anche l’incomprensione sul reale movente della situazione e che di fatto porta al fulcro della pellicola, cioè il relativismo tra innocenza e colpevolezza. Un dilemma che si rispecchia nella vicenda personale di Asger, che nel lento disvelamento dei dettagli del passato ribalta la prospettiva sull’agire e sull’impossibilità di afferrare il concetto di bene e male.
Il colpevole con estrema semplicità mantiene le premesse di cui si parlava all’inizio, ma in particolare solleva degli interrogativi morali su una realtà mai veramente dicotomica, grazie proprio alla mancanza del tempo per valutare la situazione. Il tempo reale è elemento principale di una superficialità del giudizio di Asger e dello spettatore, determinata da una monotonia narrativa cui la pellicola paga il prezzo, per ribaltare prospettiva successivamente, indirizzando l’inizio nella più logica situazione e solo successivamente sorprendere. Il colpevole potrebbe essere solo un mero esercizio di stile dal finale non scontato, ma così non è: racconta invece un vuoto conoscitivo nel relativismo del giudizio.
Il colpevole – The Guilty [Den skyldige, Danimarca 2018] REGIA Gustav Möller.
CAST Jakob Cedergren, Jessica Dinnage, Omar Shargawi, Johan Olsen.
SCENEGGIATURA Gustav Möller, Emil Nygaard Albertsen. FOTOGRAFIA Jasper Spanning. MUSICHE Carl Coleman.
Thriller, durata 85 minuti.