L’ultima grande opera
L’ultimo grande lavoro di un autore, qualsiasi sia l’arte interessata, getta sempre un’ombra lunga e, in un certo senso, indelebile sulla memoria e sul giudizio che lo riguardano. Le grandi bagnanti eclissa l’opera precedente di Cézanne, Love and Theft è la necessaria porta d’accesso a Bob Dylan e di Montale oggi si legge più Satura che Ossi di seppia.
Per il cinema vale lo stesso, gli ultimi film cambiano sempre radicalmente il modo in cui si guardano i film precedenti. Due per la strada è l’ultimo grande film di Stanley Donen e guardarlo senza questa consapevolezza lo impoverirebbe.
Due per la strada è un film molto particolare, focalizzato su una coppia che potrebbe essere una coppia qualsiasi e che come tale si presenta. La narrazione non segue alcun ordine temporale, ma procede collegandosi a oggetti, situazioni, figure, che, ripresentatesi più volte durante la storia di Joanna (Hepburn) e Mark (Finney), svelano gli umori e le sensazioni dei due, permettendo di misurare la salute della loro coppia nel tempo. Per tale costruzione il film dipende molto dal montaggio e procede con un ritmo molto vario, ora lento, ora sostenuto, ora addirittura accelerato in una sequenza riprodotta a velocità doppia. I diversi ritmi assumono così un valore semantico, conferendo il tono alla sequenza, dall’euforia giovanile, al greve trascinarsi della vita coniugale. Su quest’ultimo punto il film pone una parola definitiva sul matrimonio ed è una parola vuota: il matrimonio spegne la curiosità intellettuale come e quanto quella sessuale; il matrimonio spegne l’ambizione personale; il matrimonio vive di bugia, tradimento ed apparenza; il matrimonio non lascia più niente, proprio niente – come nelle frequenti inquadrature dove coppie anziane non parlano, né si guardano – da dire. Non c’è un reale inizio del film, come non c’è una vera conclusione, si finisce dove si era cominciato, in una fissità ciclica che conferma, da una parte l’impossibilità di Joanna e Mark di ritornare all’entusiasmo iniziale, dall’altra l’inevitabilità che altre e sempre nuove coppie commettano lo stesso “errore”. Tutta o quasi tutta la filmografia di Donen ruota attorno al concetto di coppia e di relazione, lambendo o affrontando, fino a metterlo a nudo, il valore sociale del matrimonio e della famiglia. Due per la strada è la fine di un discorso e tutte le sue opere precedenti a questa devono essere ridiscusse e riconsiderate: i matrimoni dei sette fratelli, l’unione di Don e Lina in Cantando sotto la pioggia (1952), la fuga di Charles e Hattie in L’erba del vicino è sempre più verde (1960), la proposta di matrimonio in Sciarada (1963), l’amore che nasce in Cenerentola a Parigi (1957), avranno la stessa sorte di Joanna e Mark? Due per la strada dice di sì e affermandolo diventa un film ancora più grande di quanto già non sia.
Due per la strada [Two for the Road, Regno Unito 1967] REGIA Stanley Donen.
CAST Audrey Hepburn, Albert Finney, Eleanor Bron, William Daniels, Claude Dauphin.
SCENEGGIATURA Frederic Raphael. FOTOGRAFIA Christopher Challis. MUSICHE Henry Mancini.
Commedia, durata 111 minuti.