Una vittoria inaspettata
Mahmood ha vinto con Soldi, Ultimo è arrivato secondo, Loredana Bertè se la prende perché quarta, Virginia Raffaele prima cita i Casamonica e poi “invoca” Satana: queste sono solo alcune questioni della 69a edizione del Festival di Sanremo. Meno male che sono “solo canzonette”, per citare Bennato, formula riesumata dal vicepremier Salvini poco prima della partenza del Festival per sottolineare che Claudio Baglioni, direttore artistico, si deve concentrare esclusivamente sulla musica.
Il dibattito intorno alla gara si era acceso già prima, non solo per la posizione di Baglioni sui migranti ma anche sulla sua scelta di portare sul palco i comici Claudio Bisio e Virginia Raffaele, dopo la vincente accoppiata dell’anno scorso Favino/Hunziker. Se Sanremo ha bisogno di una conduzione liturgica, i due non rientrano nel “canone” perché officianti inadatti rispetto a una certa ritualità consolidata, due animali in gabbia, poco in sintonia tra loro e, nonostante la bravura indiscutibile (gli sketch), qualcosa si inceppa. A capo di tutto, c’è Baglioni, capace di portare sul palco generi di solito ad esso estranei (Achille Lauro, The Zen Circus, Motta), che mette al centro la musica, materia che conosce bene, lui che ama cantare se stesso, duettare e autocelebrarsi.
Il 69° Festival di Sanremo, con la sua squadra strana, funziona quando si intonano le canzoni dei big in gara, ma si fa lento, a tratti noioso, uno show che non convince pienamente durante gli “intermezzi”. Dopo aver decretato vincitore Mahmood, le polemiche non si sono spente, anzi: è impossibile premiare uno che ha avuto solo il 14% di preferenze dal pubblico, per di più figlio di madre italiana e di padre egiziano, tuona parte del pubblico e della politica (arrivando a proporre un progetto di legge che prevede almeno una canzone italiana su tre in radio). Chi è suo detrattore, incarnato mirabilmente dal vicepremier, chi critica le modalità di voto e avrebbe voluto veder trionfare Ultimo, per il quale giuria e stampa sono l’equivalente di un’élite intellettualoide di sinistra, è rappresentazione di un modo di pensare conservatore, che preferisce una canzone rassicurante, che ama il popolare ma nel senso più basso del termine. La premiazione è espressione dell’oggi e Mahmood incarna contaminazioni, multiculturalità, un genere musicale che non guarda al vecchio ma al contemporaneo e quindi al futuro.
Questa vittoria resterà nella storia del Festival; solo ad uno sguardo miope la canzone può sembrare una semplice parola in musica da intonare sotto la doccia, a guardar bene non si tratta solo di canzonette. La musica sanremese è spesso stata portavoce, volente o nolente, delle tensioni sociali (Non è l’inferno), delle paure del paese (Non mi avete fatto niente), del desiderio di raccontare l’uomo moderno (Occidentali’s Karma) e oggi Mahmood assolve pienamente a questo compito.
Sanremo 2019 – 69° Festival della Canzone Italiana [Italia 2019] REGIA Duccio Forzano.
PRESENTATORI Claudio Baglioni, Claudio Bisio, Virginia Raffaele.
Show, durata 240 minuti (puntata).