Il Cile di ieri, l’Italia di oggi
Quando il cinema narra la Storia – recente o passata che sia – intende spesso riflettere sul proprio presente, come dimostrano per esempio registi quali Pablo Larraín e Patricio Guzmán, che nei loro film raccontano il colpo di Stato avvenuto in Cile nel 1973 per affrontare (anche) alcuni problemi del Cile contemporaneo. E ad attuare un’operazione simile vi è ora anche Nanni Moretti, che con il suo Santiago, Italia si concentra sul regime di Pinochet per parlare soprattutto dell’Italia di oggi.
Il film in questione è un documentario dalla struttura molto semplice e lineare, sostanzialmente basata su interviste frontali e materiale d’archivio e divisa in quattro parti distinte: la prima dedicata all’ascesa di Salvador Allende; la seconda incentrata sul colpo di Stato; la terza sul rifugio che l’ambasciata italiana di Santiago offrì a molti dissidenti politici; la quarta sulla partenza per l’Italia di diversi rifugiati cileni. E in questa direzione, non è un caso che la maggior parte degli interventi siano costituiti proprio da quei perseguitati politici che chiesero asilo in Italia, i quali raccontano appunto la loro esperienza di esuli. Naturalmente, dei quattro blocchi, i più interessanti sono gli ultimi due, non solo perché raccontano una vicenda perlopiù inedita o comunque poco conosciuta, ma soprattutto in quanto parlano – magari in un modo un po’ idealizzato – dell’Italia degli anni Settanta, della sua capacità di accogliere e aiutare i rifugiati. E mentre scorrono i ricordi dei testimoni, risulta inevitabile confrontare il periodo da loro narrato al Paese attuale, molto diverso da quello di quarant’anni fa, in quanto più cinico e insofferente, egoista e impaurito, spaesato e chiuso in se stesso, come dimostrano i diversi episodi di razzismo avvenuti negli ultimi anni. Una riflessione che il documentario esplicita soltanto nei minuti finali, mantenendola come un sottotesto palpabile ma non urlato per tutto il resto del tempo, evitando così eccessi di retorica o eventuali forzature, in quello che forse è il pregio maggiore dell’opera.
Così, con Santiago, Italia Nanni Moretti ritorna, dopo il più intimista Mia madre, a riflettere sulla società e sulla politica contemporanee, solo in maniera più indiretta e con un progetto volutamente più piccolo e stilisticamente meno ambizioso, ma non per questo meno sentito e sincero.
Santiago, Italia [id., Italia/Francia/Cile 2018] REGIA Nanni Moretti.
FOTOGRAFIA Maura Morales Bergmann. MONTAGGIO Clelio Benevento. SUONO Boris Herrera Allende, Alessandro Zanon.
Documentario, durata 80 minuti.